ExxonMobil Chemical realizzerà un nuovo cracker e due impianti PE in Texas. Solo l'ultimo di una serie di progetti multimilionari spinti dalla disponibilità di gas a basso costo.
4 giugno 2012 07:19
Sull'onda delle disponibilità a buon mercato di gas naturale, reso possibile dallo sfruttamento dei giacimenti di 'shale gas' (gas di scisti), l'industria petrolchimica statunitense sta riprendendo a investire su larga scala.
L'ultimo annuncio arriva da ExxonMobil Chemical, che ha presentato richieste di autorizzazione all'ente per la protezione ambientale (EPA) e alle autorità texane per realizzare nel sito di Baytown un nuovo steam cracker da 1,5 milioni di tonnellate annue per la produzione di etilene da etano e, nel vicino impianto di Mont Belvieu, due unità per polietilene, ognuna da circa 650.000 t/a. Nelle intenzioni della società, i lavori potrebbero partire nei primi mesi del 2013 per avviare le produzioni entro la fine del 2016. A Baytown, ExxonMobil Chemical produce già oggi circa due milioni di tonnellate di etilene.
Anche altri gruppi petrolchimici statunitensi hanno annunciato nei mesi scorsi progetti per nuovi cracker da gas, che entreranno in funzione a partire dal 2017: tra questi Dow Chemical, Chevron Phillips Chemical e Shell Chemical.
Chevron Phillips Chemical ha annunciato a fine aprile la costruzione di due linee per polietilene a Old Ocean, in Texas, ognuna da 500.000 t/a di capacità; il progetto, annunciato nel marzo dello scorso anno, prevede anche la realizzazione di un cracker da 1,5 milioni di tonnellate a Cedar Bayou, nello stesso stato americano. L'entrata in attività è attesa nel 2017.
Anche Shell Chemical si sta muovendo per cogliere le opportunità offerte dallo shale-gas: la società ha infatti definito il sito, nella contea di Beaver County, in Pennsylvania, per un nuovo complesso petrolchimico costituito da un cracker world-scale per etilene, alimentato con il gas naturale dei vicini giacimenti di Marcellus, che potrebbe essere integrato a valle con la produzione di polietilene e altri derivati, come il glicole monoetilenico.
Lo shale gas, o gas da scisti bituminosi, viene estratto da particolari rocce sedimentarie, perlopiù a base di argilla, che nel corso di centinaia di milioni di anni hanno imprigionato il gas. L'estrazione avviene mediante tecniche di "hydraulic fracturing", o "fracking", basate sull'utilizzo di acqua ad alta pressione che frammentando le rocce consentono la fuoriuscita del gas; tecnologie che sono state affinate negli ultimi anni e che oggi consentono uno sfruttamento economico di questi giacimenti, diffusi in alcune regioni degli Stati Uniti, in Cina e in alcuni paesi dell'Est Europa.
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