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Tra le 10 piaghe d'Egitto e i Blues Brothers

giovedì 25 marzo 2021

Non c'è giorno che non si aggiunga un tassello al complesso domino della post-pandemia, forse non ancora così "post": dopo le chiamate di forza maggiore, gli aumenti dei prezzi, la scarsità di container, il gelo del Texas...ora c'è anche il blocco del Canale di Suez, strozzatura tra continenti dove transita il 12% del commercio mondiale e il 10% del petrolio e del gas naturale liquefatto che riscaldano le nostre case e alimentano le fabbriche di mezzo mondo. Il tutto per una folata di vento che ha intraversato una nave container.

Una via di mezzo tra le 10 piaghe di Egitto di biblica memoria e le scuse di Jake, il personaggio interpretato da John Belushi nel film “The Blues Brothers” di John Landis:"Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!". Per giustificare la sua colpevole assenza alla fidanzata abbandonata alla soglia dell'altare il giorno fissato per il matrimonio.

L'economia globale, che ci sembrava monolitica, invincibile e organizzata come una fabbrica tayloristica senza confini, estesa dalla Louisiana al Giappone, si è rivelata fragile e alla mercé di una folata di vento tra le rive sabbiose del Sinai. E, prima ancora, fragile di fronte ad un virus tanto semplice quanto letale, trasmigrato da una specie all'altra in un affollato mercato esotico, così lontano dal nitore degli ospedali delle serie televisive americane o dalle camere bianche delle fabbriche dei telefonini.

Il nostro secolo, "di magnifiche sorti e progressive", si sta lentamente accartocciando, mostrando squarci di medioevo e rivoluzione industriale, caravelle di pirati e file di monatti, per ricordarci che dove non c'è resilienza e prevenzione il caos è appena dietro l'angolo. Perché la globalizzazione è anche questo: non c'è più una crisi locale, sia essa economica o sanitaria e gli effetti sono istantanei, quasi come un entanglement quantistico, di cui non sappiamo discernere causa ed effetto, ma possiamo coglierne sempre e chiaramente le conseguenze.

di: Carlo Latorre
"Gli articoli in questa sezione non sono opera della redazione ma esprimono le opinioni degli autori"
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