La produzione italiana di macchine utensili e automazione è cresciuta l'anno scorso del 3,5%, grazie all'export.
7 gennaio 2013 07:21
I costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione hanno chiuso il 2012 con un incremento della produzione del 3,5% a 4,83 miliardi di euro, nonostante il declino del mercato interno, dove la domanda ha subito una flessione del 13% a 2,22 miliardi di euro.
La debolezza della domanda interna - rileva Ucimu - ha avuto forte impatto sia sulle consegne dei costruttori, diminuite del 14,8% a 1,28 miliardi di euro, sia sulle importazioni, scese del 10,4% a un valore di 940 milioni di euro.
A mantenere in positivo il bilancio del comparto, secondo i dati di preconsuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per produrre, sono state le esportazioni, cresciute l'anno scorso del 12% a 3,65 miliardi di euro.
I principali paesi di destinazione del made i Italy settoriale sono stati Cina (+9,5%), Stati Uniti (+42,5%), Russia (+31,3%), Francia (+9,9%), Turchia (+52,2%), India (+1,2%), Polonia (+36,2%) e Messico (+93,9%). In controtendenza le vendite in Germania (-1,4%) che, con 259 milioni di euro, si conferma il terzo mercato per le macchine utensili italiane.
Meno ottimistiche, pur col segno nero, le previsioni per l'anno in corso: Ucimu stima infatti un rallentamento dell'andamento della produzione, che raggiungerà quota 4.990 milioni di euro, con una progressione del'1,2% rispetto al 2012. Le stime del Centro Studi & Cultura di Impresa indicano una sostanziale tenuta delle esportazioni (+2,1%, a 3.725 milioni di euro) a fronte di un ulteriore arretramento delle vendite sul mercato domestico (-1,6%, a 2.185 milioni di euro).
Secondo il Presidente di Ucimu - Sistemi per produrre, Luigi Galdabini: “L’industria di settore ha recuperato gran parte del terreno perso con la crisi del 2009, ma la situazione è decisamente complessa a causa della riduzione strutturale del mercato interno". “L’atrofizzazione della domanda di macchine utensili in Italia è oggi un problema non soltanto per i costruttori italiani ma anche e soprattutto per il paese che, smontando uno a uno i settori strategici - dalla chimica, al bene strumentale, all’acciaio - rischia di retrocedere nella Serie B delle economie sviluppate”.
“Se è l’export a sostenere l’intero settore in questo momento - ha aggiunto Galdabini – occorre prevedere misure utili a favorire un’attività ‘tanto costosa’ poiché dipendente dal grado e dal tipo di innovazione tecnologica applicata al prodotto in funzione del mercato cui esso è destinato. Mi riferisco, in particolare, al provvedimento che prevede l’abbattimento dell’Irap sul personale per una quota pari al rapporto export/fatturato dell’impresa, con l’obiettivo di premiare le aziende più virtuose e di stimolare il processo di internazionalizzazione di quelle che ancora sono fortemente orientate a operare sul mercato nazionale”.
Per affrontare in modo organico il tema del futuro del settore, Ucimu promuove l’organizzazione delle Assise della Macchina Utensile in Italia, che si terranno in autunno, aperte alla partecipazione di tutti coloro che nel nostro paese operano nel mondo dei sistemi di produzione: costruttori nazionali, importatori distributori e filiali delle aziende estere. "Lo scopo delle Assise - ha spiegato Galdabini - è analizzare punti di debolezza, punti di forza, opportunità e esigenze di uno dei pochi settori strategici per il sistema economico del paese poiché base della quasi totalità dei processi manifatturieri".
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