Kurt Bock sottolinea i rischi di perdita di competitività e delocalizzazione per gli alti costi dell'energia in Germania.
25 ottobre 2013 08:35
L'alto costo dell'energia in Germania, anche a causa degli incentivi alle energie rinnovabili, rischia di mettere in crisi il modello industriale tedesco, rendendo meno competitive le aziende che esportano, con riflessi sulla crescita e l'occupazione. E' questo il messaggio lanciato questa mattina dal CEO di BASF, Kurt Bock, durante l'incontro con gli investitori per la presentazione dei risultati economici nel terzo trimestre.
E non è un caso che queste considerazioni giungano nel vivo della campagna elettorale tedesca, appesantite dall'annuncio di un progetto di joint-venture con la norvegese Yara per produrre ammoniaca nella Costa del Golfo statunitense, dove il costo dell'energia e delle materie prime è crollato grazie allo sfruttamento dei giacimenti di shale gas. Il progetto dovrebbe rendere più conveniente, a cascata, la produzione in Nord America di specialità chimiche come le poliammidi e i poliuretani.
Nel lungo periodo - ha dichiarato il CEO di BASF - lo svantaggio competitivo nei costi energetici della Germania potrebbe tradursi in una delocalizzazione delle attività a più alta intensità energetica, con effetti a cascata su tutta la filiera. "La crescita economica e il consumo energetico sono strettamente legati - ha specificato - Per garantire lo sviluppo economico abbiamo bisogno di energia a prezzi convenienti". "Le energie rinnovabili rappresentano un un importante contributo alla protezione del clima, ma sono anche molto costose", ha aggiunto.
Per quanto concerne i risultati economici, nel corso del terzo trimestre BASF ha registrato un incremento del giro d'affari dell'1,5% a 17,7 miliardi di euro, nonostante gli effetti valutari negativi (-5%): sono invece cresciuti sia i volumi (+6%), sia il perimetro di portafoglio (+1%), a fronte di un leggero declino dei prezzi (-1%).
L'Ebit è cresciuto nel trimestre del 20% a 1,7 miliardi di euro e i profitti netti hanno mostrato un incremento del +18% a 1.096 milioni di euro.
Risultati giudicati nel complesso positivi da Bock, poiché ottenuti in uno scenario di crescita modesta a livello mondiale, non ancora stabilizzato: "La crisi strutturale in Europa non è ancora risolta - ha affermato -. Le attese di un miglioramento in Germania sono bilanciate dal peggioramento della situazione in altri paesi, come Spagna e Italia. Gli Stati Uniti mostrano una leggera crescita, ma i mercati sono rimasti scossi dalla crisi di bilancio".
Per quanto concerne le diverse attività del gruppo, le vendite nel segmento Chemicals sono diminuite dell'8%, a 4,2 miliardi di euro, a causa della contrazione dei prezzi, soprattutto nei monomeri, e degli effetti valutari. Stabili rispetto al 2102 le vendite di Performance Products (3,9 miliardi di euro), mentre sono cresciute del 3%, a 4,4 miliardi di euro, quelle del segmento Functional Materials & Solutions con il positivo contributo in termini di volumi delle divisioni Catalysts and Performance Materials (materie plastiche e poliuretani).
L'outlook per l'intero anno resta invariato, né si prevede una ripresa dell'economia mondiale nel corso del quarto trimestre, che resterà permeato da un clima di incertezza. Pur in queste condizioni, il gruppo chimico tedesco prevede di chiudere l'esercizio 2013 con una crescita sia delle vendite, che del risultato operativo (Ebit) prima delle poste straordinarie.
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