Segnali di ottimismo e voglia di rimettersi in marcia nella relazione di Filippo Bettini all’Assemblea di Federazione Gomma Plastica.
7 giugno 2014 09:02
I problemi della filiera gomma plastica, in ultima analisi, sono sempre gli stessi: costo dell’energia, inefficienze di sistema, necessità di recuperare produttività anche sul fronte del lavoro e un mercato interno che stenta a decollare. Ma la relazione all’Assemblea di Filippo Bettini, nuovo presidente di Federazione Gomma Plastica (qui un suo profilo), non è stato un lungo elenco di lacci e lacciuoli, bensì un richiamo alla centralità del comparto manifatturiero (“sono le nostre imprese che creano la ricchezza delle comunità”) e una profonda sintonia con Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, più volte citato nell’intervento: “Fortunatamente, in silenzio, nuovi rami si sono sviluppati, altri si sono consolidati e hanno conquistato importanti risultati sui mercati del mondo. Tutto il “Made in”, molti beni strumentali, l’alimentare, la farmaceutica, in generale chi ha orientato le proprie produzioni ai mercati esteri ha avuto buoni risultati”.
Sembra quasi che Bettini volesse incitare i suoi colleghi a guardare avanti e cogliere i primi segnali della ripresa, benché questo termine non sia mai stato pronunciato in modo esplicito.
“Sappiamo bene che anche il comparto della gomma plastica ha sofferto, ha lottato, ma come è sua tradizione è riuscito a superare - o sta fronteggiando - in molti dei suoi settori applicativi una crisi che sembrava senza fine”, ha dichiarato Bettini, ricordando che la filiera gomma plastica, con l’Automazione, è una delle “4 A” del made in Italy individuate dalla Fondazione Edison come le più dinamiche, insieme con Alimentare, Arredamento e Abbigliamento. “Ci aiuterà in questo percorso non dimenticare le molte imprese che non ce l’hanno fatta, soprattutto per fare tesoro della loro amara esperienza”. Insomma, se è presto per parlare di ripresa, fors’anche per scaramanzia, il punto peggiore della crisi sembra essere alle spalle.
Per ritrovare competitività, le aziende trasformatrici sembrano guardare più all’Europa che alla politica italiana, chiedendo l’avvio di una politica energetica a livello comunitario, tenendo presente - da un lato - il vantaggio competitivo guadagnato dalle imprese statunitense con lo shale-gas a basso costo e - dall’altro - la forte dipendenza degli approvvigionamenti dalla Russia e delle ex repubbliche sovietiche.
Anche le politiche ambientali europee potranno determinare il futuro del manifatturiero e, per questa ragione: “nella definizione dei nuovi obiettivi di riduzione della CO2 - su cui fino ad ora l’Europa ha svolto un ruolo di apripista - per i prossimi decenni dovranno essere coinvolte anche le altre grandi aree industriali del mondo, ad evitare che nuovi vincoli causino distorsioni della concorrenza e altri fenomeni di delocalizzazione”.
Il nuovo presidente di Federazione Gomma Plastica ha poi illustrato i sei punti del suo programma:
1) Garantire condizioni di sostenibilità per promuovere l’affermazione della cultura industriale nell’opinione pubblica. Come ha spiegato: “la forza creativa e innovativa delle imprese del nostro settore - il nostro ‘trasformare innovando’ - è in grado di coniugare crescita economica, coesione sociale e protezione del capitale naturale”. Per poi aggiungere: “Con tutta la sua filiera, la Federazione ha favorito prevenzione e riciclo, recupero di risorse materiali ed energetiche contribuendo alla conservazione dell’ecosistema dell’intero paese”.
2) Migliorare e intensificare le relazioni con gli Enti tecnologici (Cerisie e Istituto Italiano Plastici in primis) e favorire un maggior ricorso alla Normazione tecnica “quale strumento di autoregolamentazione volontaria, trasparente, democratica, condivisa”.
3) Intensificare la collaborazione con le Forme associate costituite con finalità ambientali, tra le quali Corepla ed Ecopneus, “apripista dell’effetto rigenerativo che i polimeri sono in grado, nei fatti, di garantire”. Enti che hanno creato nuove industrie e nuova occupazione “poco importa se il loro cammino non è stato sempre agevole".
4) Incentivare e supportare l’innovazione e la formazione tecnico scientifica, diventando il primo sponsor delle attività di ricerca, “vero motore della competitività e della crescita economica”. Bettini ha ricordato anche l’importanza degli Istituti tecnici e professionali, che hanno avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo industriale del nostro paese e che sono stati ingiustamente declassati. “Dobbiamo invece migliorare i contenuti dei piani di studio e valorizzare, anche sotto il profilo delle opportunità occupazionali, il ruolo del diploma di scuola media superiore”, ha dichiarato in Assemblea. Attenzione anche alla Laurea breve, “che non è ancora riuscita a conquistarsi una ’nicchia di mercato’: non verrà meno il nostro impegno a valorizzare questo percorso, che deve essere considerato ‘breve’ solo per necessità occupazionali, ma non per valore formativo”.
5) Favorire il recupero di produttività. Oltre alla formazione e alla professionalizzazione, l’altro grande pilastro sono le relazioni industriali. “Si dichiara spesso che servono relazioni industriali più partecipative e che sia necessario spostare il loro fulcro verso il livello aziendale - ha affermato il nuovo Presidente di FGP -. Quel che è certo è che l’attuale sistema non consente di individuare le cause della perdita di produttività e ostacola anche l’adozione delle necessarie contromisure. Dobbiamo riconoscere che molte piccole e medie aziende preferiscono ancora che alcuni istituti contrattuali particolarmente “controversi” vengano regolati dal CCNL, ma dobbiamo anche formare queste Imprese per consentire loro di affrontare, in futuro e se sarà necessario, una contrattazione decentrata almeno sui fondamentali”. Secondo Bettini: “Da qui dobbiamo partire, se vogliamo che il processo di decentramento della contrattazione arrivi davvero a legare il salario a redditività e produttività, evitando di sommare costi a costi. La contrattazione infatti non è un dogma astratto e ha senso compiuto se crea valore per l’impresa e per i lavoratori”. Ha quindi aggiunto: “I due livelli contrattuali, nazionale e aziendale, troppo spesso si sommano provocando un incremento innaturale del costo del lavoro e una giungla normativa anche contraddittoria. Se la ‘derogabilità' continuerà ad essere percepita dalle Organizzazioni sindacali come una minaccia, il rischio che il carico fiscale e contributivo impedisca a imprese e lavoratori di cogliere maggiori e reciproci vantaggi può solo aggravarsi. Queste incomprensioni rischiano di ostacolare anche l’adozione di un sistema di welfare, occupazionale, pensionistico e sanitario, degno di un paese industriale”.
6) Attuare la modernizzazione del Sistema confederale, tema che concerne le relazioni all’interno di Confindustria in seguito alla riforma Pesenti.
La relazione all’Assemblea di Bettini è stato seguita da un intervento sui grandi trend sociali che impattano sul settore gomma-plastica, tenuto dal sociologo Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche, che ha invitato il settore gomma plastica a confrontarsi con l’opinione pubblica, tornando a parlare alle persone e ad investire nella comunicazione. La mattinata si è chiusa con un approfondimento sul settore manifatturiero italiano illustrato dal direttore del Centro Studi di Confindustria, Luca Paolazzi.
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