Sindacati sul piede di guerra per il mancato riavvio della raffineria di Gela, ferma dal marzo scorso.
14 luglio 2014 05:10
I sindacati temono che ENI voglia abbandonare progressivamente il settore della raffinazione chiudendo gli impianti di cracking e congelando gli investimenti annunciati nei mesi scorsi.
Secondo quanto riferiscono i sindacati, in un recente incontro con il nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, il gruppo avrebbe lamentato gravi perdite nel settore della raffinazione a causa di una sovracapacità produttiva a livello europeo, pari a 120 milioni di tonnellate di raffinato, comunicando ai sindacati di garantire la continuità operativa solo per la raffineria di Sannazzaro (Pavia) e della propria quota (50%) del sito di Milazzo. Sotto esame vi sarebbero invece le cinque raffinerie di Gela, Taranto e la seconda fase di Porto Marghera, oltre al petrolchimico di Priolo, a Siracusa.
“Le prospettive più pesanti riguardano Gela, per la quale sarebbero revocati i 700 milioni di investimenti previsti lo scorso anno che avevano l’obiettivo di ammodernare gli impianti ed arrivare ad una produzione di diesel tale da poter garantire ancora i margini, oltre allo stop delle tre linee di produzione” rilevano i sindacati, che hanno convocato gli esecutivi unitari per il prossimo 18 luglio con l’obiettivo fare il punto della situazione e decidere quali iniziative mettere in campo nei vari territori.
Qualche chiarimento sulle intenzioni del gruppo milanese potrebbe giungere il prossimo 31 luglio, quanto l’AD Descalzi presenterà a Londra la semestrale del gruppo e le strategie del nuovo corso.
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