Un controverso studio americano mette in relazione queste sostanze con la perdita di libido nelle donne. Nessuna base scientifica secondo ECPI.
27 ottobre 2014 16:00
Ha fatto molto scalpore anche nel nostro paese la notizia di uno studio americano che mette in relazione l’esposizione agli ftalati con la perdita di desiderio sessuale nelle donne, tanto da far titolare alcuni media, con evidenti forzature: “La tenda da doccia può spegnere la libido”.
Lo studio, firmato da Emily Barrett dell’University of Rochester, School of Medicine, dello stato americano di New York, è stato duramente criticato dall’associazione dei produttori europei di plastificanti e intermedi, ECPI, che lo ritiene privo di fondamento scientifico. Il verdetto è arrivato dopo aver esaminato l’abstract dello studio - unico documento pubblicato dalla ricercatrice sulla rivista “Fertility and Sterility” - che mette in relazione la perdita di interesse per il sesso nei mesi precedenti la gravidanza, rilevata con questionari sottoposti a 360 donne, e i livelli di DEHP presenti nelle urine dei soggetti esaminati.
Gli esperti di ECPI hanno sollevato dubbi metodologici sulla ricerca. Innanzitutto vi sarebbe una contraddizione tra il titolo, che si riferisce a donne in pre-menopausa e l’abstract, che tratta invece di donne rimaste incinte. Inoltre, le informazioni sulla libido sono state raccolte attraverso questionari e non mediante interviste. Non è chiaro, aggiunge ECPI, se i ricercatori conoscessero i livelli di ftalati presenti nelle donne esaminate mentre interpretavano i risultati del questionario.
Gli esperti di ECPI sottolineano che le donne in pre-menopausa o in gravidanza sono naturalmente soggette a cambiamenti e squilibri ormonali, che potrebbero essere la causa di un calo del desiderio sessuale.
Lo studio americano, inoltre, riscontrerebbe una significativa correlazione tra ftalati e calo della libido solo in presenza di metaboliti del DEHP e non di altri ftalati. Sarebbe quindi poco corretto estendere le conclusioni a tutte le sostanze di questa famiglia.
ECPI ribadisce l’impegno ad usare in modo sicuro e responsabile i plastificanti e a sostenere la ricerca in Europa. Ricorda inoltre che l’uso di queste sostanze è regolamentato in Europa dal REACH e da altre normative sull’impiego di prodotti chimici.
Gli ftalati, per altro, non sono tutti uguali. Quelli ad alto peso molecolare, come DINP, DIDP e DPHP, che rappresentano circa l’85% degli ftalati usati in Europa, sono inclusi nella normativa europea sulle sostanze chimiche (REACH) e non compaiono tra le sostanze che possano causare problemi alla salute o all’ambiente. Gli ftalati a basso peso molecolare, (DBP, BBP, DIBP e DEHP) sono invece classificati come sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) dalla normativa REACH sulla base degli studi condotti sulla riproduzione degli animali.
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