Si è tenuta a Roma la dodicesima conferenza internazionale sul riciclo e recupero della plastica.
6 maggio 2015 05:55
Lo scorso 29 e 30 aprile si è tenuta a Roma Identiplast, dodicesima conferenza internazionale sul riciclo e recupero della plastica organizzata da PlasticsEurope.
Nell’ottica del famoso postulato di Lavoisier «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», la parola d’ordine dei due giorni è stata “economia circolare”. La plastica è troppo preziosa per essere gettata, bruciata o nascosta nel terreno, dunque è doveroso rigenerarla a nuova vita trasformandola in nuovi prodotti che, a loro volta, potranno dare un nuovo impulso all’economia, permettendo contemporaneamente il risparmio di risorse. Un concetto così grande racchiuso nel mondo circolare, non per nulla il cerchio è la forma geometrica perfetta.
La sessione si è aperta con una finestra sulla storia evidenziando come i consumi mondiali vanno di pari passo con la crescita demografica. Dall’inizio del 1950 ad oggi la popolazione è aumentata da 2 a 6 bilioni di persone e nei prossimi anni aumenteremo ancora. Ciò ha comportato uno sfruttamento estremo delle risorse (acqua, terre, petrolio) il cui impatto ambientale è risultato in un negativo cambiamento climatico. Se non rallentiamo in trend dello sfruttamento incontrollato delle risorse, non potremmo garantire alle generazioni future una condizione di vita sostenibile.
La plastica, la cui scoperta ha dato un notevole impulso a questa crescita dei consumi, deve quindi avere più di una vita così da evitare che, una volta finito il suo uso, diventi un problema: inquinamento ambientale e smaltimento sono i rischi correlati ad essa.
Nella prima giornata le istituzioni europee, nazionali, le associazioni di categoria, i produttori e trasformatori di materie plastiche si sono interrogati sul contributo che ciascuno potesse fornire per dare vita “all’inversione di marcia” che portasse a considerare la plastica da rifiuto a nuova risorsa.
L’economia circolare funziona solo se si chiude il ciclo tra i diversi settori e stakeholders, si deve dunque iniziare a lavorare dal piccolo: partendo dalle regioni e, a mano a mano, creando politiche coinvolgenti ed efficaci, che vengano estese a strutture più grandi Stati, Europa, Mondo.
Nonostante una base comune, al momento esistono legislazioni territoriali differenti per ciascun paese europeo: la legislazione europea deve quindi avere il potere ed il coraggio di armonizzare le azioni in tutti i paesi che fanno parte dell’Unione, in modo che tutti guardino nella stessa direzione.
Esperienze legislative extra europee, USA e Giappone sono state messe a confronto con la nostra. In alcuni paesi europei fino ad oggi si è puntato tutto sull’incenerimento. Oggi scopriamo che questo non è riciclo: riciclo è ottenere un nuova materia prima da ciò che sembrava un rifiuto. Non bisogna pero demonizzare il recupero energetico derivante dall’incenerimento della plastica perché grazie ad esso si riesce a produrre circa il 19% del consumo attuale di gas importato dall’EU.
La sfida legislativa che attende l’Europa è quindi articolata: armonizzare la legislazione; ampliare la responsabilità del produttore fino al fine vita; definire requisiti specifici per i produttori per far si che la garanzia sui prodotti sia aumentata ed il prodotto duri nel tempo; favorire precorsi di informazione per il consumatore; dare incentivi economici a chi crea innovazione nel riciclo; proporre nuove strategie per la raccolta separata (eco Park, siti di deposito e riconsegna rifiuti dedicati).
Questo è ciò che chiedono tutte le associazioni e consorzi europei che sono attivi a tutti i livelli della filiera della plastica.
L’innovazione si deve quindi muovere nelle due direzioni: deve essere innovativa l’industria dei produttori di materie plastiche e dei converter per ampliare le applicazioni in modo sostenibile (design appropriato del prodotto per minimizzare gli impatti, produrre con risorse naturali e minimizzare l’uso di sostanze tossiche, andare incontro alle aspettative del consumatore); tuttavia deve essere innovativa anche l’industria che si occupa del settore del riciclo per migliorare i metodi di raccolta, sistemi di separazione, tecnologie per il riciclo, in modo da ottenere dei materiali sempre più purificati e riutilizzabili in nuove applicazioni.
La seconda parte dei lavori è stata dedicata quindi alle esperienze attuali di gestione del ciclo vita di manufatti in plastica: chi gestisce la separazione (Tomra, Ideal Service , WYG, Suez Envinroment Waste), i riciclatori (Valorplast, Breplast, Revet Recycling, Recycling Technologies), le associazioni e centri di ricerche (CPIA, Pagev ,Epro, Itene), le aziende produttrici di materiali (Novamont, Versalis, Radici Plastics ) produttori di beni di consumo (Unilever, Renault), ed i rivenditori al consumo (Coop).
Attraverso le proprie tipicità e competenze ciascuno ha evidenziato gli sforzi messi in campo per contribuire alla gestione consapevole della materia plastica mostrando che è possibile raggiungere degli obbiettivi ambiziosi di uso consapevole delle risorse.
Ora attendiamo il nuovo piano Europeo dell’economia circolare che dovrebbe traghettare il vecchio continente verso: “zero smaltimento in discarica” entro il 2030.
La strada è ancora lunga ma l’incontro di tutti gli attori che hanno un ruolo nella “gestione della materia plastica”, in eventi come questo contribuisce sicuramente a mantenere aperto Il dialogo, stimolare strade innovative percorribili e suggerire politiche comuni per meglio raggiungere l’obbiettivo.
Maria Teresa Scrivani
Consorzio Proplast
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