31 agosto 2016 07:47
Il Comune di Milano si sta avvicinando all’obiettivo di sostituire piatti e bicchieri in plastica con analoghi in bioplastiche biodegradabili e compostabili in tutte le scuole milanesi servite da Milano Ristorazione, la società partecipata che gestisce il servizio. Con la riapertura delle scuole a settembre, infatti, Milano Ristorazione si avvarrà esclusivamente di stoviglie compostabili - smaltibili con i rifiuti organici - per l’erogazione dei pasti agli alunni delle scuole dell’infanzia, primaria e secondarie.
NUOVO APPALTO. Nello specifico, con il nuovo appalto per il servizio di somministrazione dei pasti, i piatti per servire le pietanze saranno in Mater-bi, la bioplastica prodotta in Italia da Novamont, mentre i bicchieri saranno realizzati in acido polilattico (PLA), in tutte due i casi materiali biodegradabili e compostabili secondo lo standard EN 13432. Il fornitore delle stoviglie, per entrambe le tipologie, è ILIP, divisione termoformatura del gruppo ILPA, importante produttore bologbese di imballaggi e foodware.
ZERO PLASTICA. “Sono bastati meno di due anni e il risultato, sulle tavole dei bambini, è stato conseguito – ha commentato Gabriella Iacono, Amministratore Unico di Milano Ristorazione - con il prossimo autunno si completerà l’azzeramento di stoviglie in plastica ancora presenti nei refettori di Milano”.
Il consumo di materiali plastici nelle mense scolastiche milanesi è stimato in oltre 200 tonnellate annue, pari a 12,3 milioni di bicchieri, 8,5 milioni di piatti e 5 milioni di coppette. A questo volume si aggiungono le 520 tonnellate annue di polipropilene sostituite con acciaio per il trasporto dei pasti alle mense scolastiche.
SOLO BIOPLASTICHE. L’introduzione di piatti biodegradabili e compostabili nelle mense scolastiche milanesi è iniziata nel gennaio 2015, con la sostituzione graduale di tutti i piatti delle scuole Primarie e Secondarie. Mancavano all’appello le Scuole dell’Infanzia, nonché bicchieri e coppette per tutta l’utenza.
Fino ad ieri, i piatti usa-e-getta biodegradabili venivano prodotti con polpa di cellulosa, un materiale che - in alcuni casi, pur limitati - ha mostrato qualche problema legato alla resistenza termica (leggi articolo) in presenza di cibi molto caldi, come per esempio la polenta.
Un problema che non dovrebbe ripresentarsi con le bioplastiche Novamont, che - come afferma Alessandro Ferlito, responsabile commerciale dell’azienda novarese - "garantiscono prestazioni tecnicamente paragonabili ai materiali tradizionali, ma possono essere avviate al compostaggio assieme ai residui alimentari.
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