20 ottobre 2017 07:34
Si può aumentare la raccolta differenziata, ma poi bisogna chiedersi che sbocco hanno i materiali rigenerati e gli scarti delle attività di riciclo, soprattutto se - come sta succedendo - paesi che tradizionalmente si accollavano le frazioni meno pregiate, come la Cina, hanno fermato le importazioni.
Questa volta a lanciare l’allarme sono Assorecuperi e FISE Unire, la federazione delle imprese del recupero e riciclo, che evidenziano gravi criticità per la difficoltà a trovare sbocchi per i materiali riciclati, come anche per la gestione, o la valorizzazione energetica ove possibile, degli scarti delle attività di riciclo.
SCARTI INEVITABILI. “Qualsiasi attività di trattamento dei rifiuti produce più o meno scarti - nota Andrea Fluttero, Presidente di FISE Unire - ad esempio, per carta, plastica, vetro, legno e organico nel 2014 sono stati complessivamente quantificati scarti dalle attività di riciclo per 2,5 milioni tonnellate, secondo i dati dell’ultimo rapporto Italia riciclo 2016"; residui che devono essere smaltiti, o mediante recupero energetico, dove tecnicamente possibile, o in discarica. Secondo Fluttero: “sta diventando sempre più difficile la gestione degli scarti da processi di riciclo dei rifiuti provenienti da attività produttive e da alcuni flussi della raccolta differenziata degli urbani, in particolare quelli degli imballaggi in plastica post-consumo. Ciò crea una ‘strozzatura’ per le attività di riciclo e, a ritroso nella filiera, al normale funzionamento delle raccolte”. Un ostacolo che da congiunturale sta diventando strutturale “e rischia di inceppare in modo irreversibile il meccanismo virtuoso dell’economia circolare, a livello sia locale che di sistema”.
DOVE SMALTIRE I RESIDUI? “Le aziende lombarde che ritirano e trattano i rifiuti non sanno più dove smaltire il residuale, gli inceneritori e le discariche regionali sono saturi e i prezzi per i conferimenti stanno lievitando - conferma il presidente di Assorecuperi, Tiziano Brembilla -. Questo nonostante in Lombardia ci siano ben 13 inceneritori di rifiuti con una notevole capacità di ricezione che potrebbe soddisfare tutto il fabbisogno regionale e permettere lo smaltimento anche di notevoli quantità di rifiuti extraregionali”.
TUTTA COLPA DEL SALVA ITALIA. Secondo Brembilla, la crisi è legata al varo del Decreto Sblocca Italia: con l’art. 35 - afferma - il Governo ha permesso da un lato di aumentare i quantitativi di rifiuti trattati dagli inceneritori, bypassando le varie restrizioni imposte dalle autorizzazioni rilasciate dalla Regione, dall’altro ha imposto agli stessi di dare priorità ai rifiuti urbani extraregionali rispetto agli speciali locali. “Quest'obbligo - nota il presidente di Assorecuperi - ha creato l’odierna situazione di crisi: gli inceneritori sono saturati dai rifiuti extraregionali mentre il residuale derivante dall’urbano lombardo e i rifiuti speciali delle aziende locali non possono più essere smaltiti".
Davanti ad un mercato di utilizzo delle materie prime da riciclo, che cresce più lentamente rispetto all’offerta - affermano le associazioni delle aziende che si occupano della raccolta e trattamento dei rifiuti - è necessario ed urgente intervenire con misure concrete per non inficiare il percorso già avviato di valorizzazione dei rifiuti attraverso il riciclo e, dall’altro, dare la possibilità alle aziende riciclatrici di smaltire a prezzi sostenibili i materiali di scarto da tali processi.
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