29 novembre 2017 11:52
Durante la conferenza europea sulle bioplastiche, l’associazione European Bioplastics ha presentato i dati aggiornati sul mercato, atteso in crescita del 20% nei prossimi cinque anni. La capacità produttiva - ha spiegato il presidente dell’associazione, François de Bie - passerà da poco più di due milioni di tonnellate di quest’anno a 2,44 milioni di tonnellate nel 2022, considerando tutti i tipi di bioplastiche, biobased (anche non biodegradabili) o di origine fossile (ma biodedegradabili).
CHI CRESCE DI PIÙ. Tra i polimeri biobased e biodegradabili i maggiori tassi di crescita sono attesi per acido polilattico (PLA) e poliidrossialcanoati (PHAs): se per i primi è previsto un incremento di capacità del 50% nei prossimi cinque anni, anche grazie all’effetto sostituzione di plastiche tradizionali (polistirene, polipropilene e ABS), per i PHA stanno entrando in funzione impianti su scala commerciale, uno anche in Italia (Bio-on).
Per quanto concerne le plastiche biobased, ma non biodegradabili - come bioPE (polietilene da bioetanolo), bioPA (poliammidi da oli vegetali) e bioPET -, oggi rappresentano oltre la metà della capacità complessiva, con 1,2 milioni di tonnellate annue, e aumenteranno anche nei prossimi anni, grazie all’avvio di nuovi impianti in Europa.
Crescono invece meno di quanto previsto le capacità di PET parzialmente da rinnovabili, mentre si aspetta con interesse l’avvio dei primi impianti per PEF (polietilen-furanoato), biopoliestere simile al PET - ma 100% biobased e con migliori proprietà termiche e barriera - che sarà disponibile a livello commerciale intorno al 2020.
Nel 2022 dovrebbe essere prodotto su scala industriale anche il polipropilene biobased, con ampie potenzialità applicative.
DOVE FINISCONO. Passando alle principali applicazioni delle bioplastiche, il packaging si conferma saldamente al primo posto con circa il 60% dei consumi (1,2 milioni di tonnellate), seguito da una miriade di settori tra cui tessile, agricoltura e orticoltura, beni di consumo, componenti auto.
ASIA IN TESTA. Infine, a livello regionale l’Asia si conferma il principale produttore di bioplastiche, con oltre il 50% delle capacità produttive globali, mentre l’Europa vale oggi circa il 20% del totale, percentuale che salirà al 25% entro il 2022, forse qualche punto in più se avrà successo la politica UE sull’economia circolare.
Il report sul mercato è stato elaborato da European Bioplastics in collaborazione con l’istituto di ricerca tedesco nova-Institute, che ha fornito i dati ricavati dallo studio “Bio-based Building Blocks and Polymers”. Maggiori informazioni sono disponibili CLICCANDO QUI.
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