13 dicembre 2018 12:50
Assobioplastiche ha presentato a Roma l’edizione 2018, con i dati riferiti all’anno scorso, del Rapporto annuale sull’industria italiana delle bioplastiche compostabili, elaborato come consuetudine dalla società di consulenza milanese Plastic Consult.
Questo comparto, ancora acerbo e di nicchia se confrontato con quello delle materie plastiche tradizionali, sta registrando però buoni tassi di crescita, grazie ad un mix di innovazione, crescente interesse verso la sostenibilità da parte di grandi marchi e consumatori, normative che puntano ad accelerare il passaggio dalle plastiche monouso a quelle biodegradabili, sia a livello nazionale che comunitario.
Negli ultimi cinque anni, si legge nel rapporto, la trasformazione di bioplastiche in Italia è aumentata del +86% fino a raggiungere l’anno scorso 73mila tonnellate (contro le 61.000 ton del 2016 e le 39.000 ton del 2012), mentre il giro d’affari è aumentato del +49%, dai 367 milioni del 2012 ai 545 milioni di euro dell’anno scorso. In crescita nel quinquennio anche il numero delle aziende, nel complesso 240 (+69% rispetto alle 143 del 2012) e il numero degli addetti, pari a 2.450 unità (+92%).
“Numeri che - sostiene il Presidente di Assobioplastiche Marco Versari, dimostrano che è possibile rilanciare economia ed occupazione nel segno della sostenibilità, dell’innovazione e dell’economia circolare”.
IL SISTEMA INDUSTRIALE. L’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili ruota intorno a 240 aziende che coprono l’intera filiera, con un andamento piramidale: cinque produttori di polimeri e intermedi di base con 300 addetti e 43 milioni di fatturato; una ventina di produttori e distributori di granuli che fatturano circa 190 milioni di euro, oltre a 150 operatori di prima trasformazione e 65 dell’indotto (seconda trasformazione), che insieme occupano oltre 1.800 lavoratori e generano un fatturato intorno ai 310 milioni di euro.
CRESCONO I SACCHETTI. La produzione di manufatti in bioplastica si concentra soprattutto sul sacchettame, anche grazie all’obbligo di utilizzare per gli shopper monouso e i sacchetti leggeri per ortofrutta solo polimeri compostabili. Nella sporta finisce infatti oltre il 68% delle 73mila tonnellate di biopolimeri trasformati l’anno scorso nel nostro paese.
Un altro 13% è destinato alla produzione di sacchi per la raccolta della frazione organica, mentre il restante 19% è suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona.
IL SORPASSO DEI BIOSHOPPER. Nel 2017, per la prima volta dall’introduzione della legge 28/2012, i volumi degli shopper compostabili monouso immessi sul mercato, pari a 49.500 tonnellate, hanno superato quelli dei sacchetti illegali in plastica tradizionale, scesi a 42.500 tonnellate dalle 45.000 del 2016. “Un dato importante che riflette gli effetti delle efficaci azioni di repressione avviate da Polizia Locale di Milano, Napoli e Torino, Carabinieri e Guardia di Finanza - commenta il presidente di Assobioplastiche -. Siamo certi che la prosecuzione di tali azioni su tutto il territorio nazionale contribuirà al sostegno dell’economia sana di cui questo Paese ha assoluto bisogno”. Va comunque ricordato che le 42mila e rotte tonnellate di sacchetti fuori norma sono ancora tante, troppe, considerando che il divieto è ormai in vigore da qualche anno.
I TREND 2018. Il Rapporto Assobioplastiche stima per quest’anno una ulteriore crescita della produzione di manufatti compostabili intorno al +15%, oltrepassando così la soglia delle 80mila tonnellate. Un trend che presenta però dinamiche diverse in funzione del settore applicativo.
“Sono attesi buoni sviluppi per il film agricolo, anche sui mercati internazionali, e nel settore dell’imballaggio alimentare grazie alla crescente diffusione della pratica delle raccolte differenziate in Europa - spiega Paolo Arcelli di Plastic Consult -. Nel comparto dei sacchi per il primo imballo alimentare (ultraleggeri), grazie alle normative in essere, i produttori italiani si confermano punto di riferimento per le forniture in tutta Europa”.
É previsto invece in calo il consumo di sacchi per la raccolta dell’umido, che vengono sempre più spesso sostituiti dalle massaie con gli shopper e con i sacchetti ultraleggeri. Infine, le applicazioni monouso per la ristorazione registrano un aumento della domanda da CAM e acquisti verdi, mentre l’attenzione dei produttori è rivolto all’esito ancora incerto della direttiva UE sugli articoli monouso, in discussione a Bruxelles.
Fanno ben sperare per l’evoluzione dell’intero comparto le prossime aperture ai prodotti compostabili di paesi come Spagna e Austria, appena proceduti da Francia e Vallonia, insieme alla capacità di questi manufatti di risolvere i problemi connessi alla valorizzazione della frazione organica.
“I modelli di interconnessione tra bioplastiche e sistemi di raccolta differenziata della frazione organica sviluppati in Italia si stanno dimostrando vincenti - conclude Marco Versari -. Ci auguriamo che consumatori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni possano sostenere con sempre più consapevolezza e forza, anche in Europa, il percorso di innovazione, crescita economico-occupazionale e tutela ambientale rappresentato dalla filiera dei manufatti biodegradabili e compostabili”.
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