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La
Camera di commercio italo-tedesca (AHK) ha condotto un’
indagine rapida per valutare il sentiment delle aziende che vantano relazioni molto strette tra Italia e Germania (report completo in allegato). La rilevazione è stata condotta dal 2 al 4 marzo 2020 - quindi prima dei provvedimenti più restrittivi emanati dal Governo - tra le aziende
socie della
AHK Italien aventi sede nel nostro paese, senza distinzione di dimensione. Hanno risposto
91 aziende di produzione (58%) e servizi (42%), con sede soprattutto nel Nord Italia sia per la locazione del quartier generale (Lombardia, Veneto) sia per quella delle altre sedi (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).
Dall’indagine emerge che la business community italo-tedesca si trova in una situazione di
incertezza che destabilizza, esprime
prudenza sull’impatto avuto dalla diffusione del coronavirus ( delle misure prese per contenerla) e
non è
ancora in grado di valutare le
ripercussioni sui fatturati. In particolare, il 35% del campione ritiene che sia ancora troppo presto per fare valutazioni, mentre oltre il
57% rileva già
impatti poco o molto gravi. Le
conseguenze più temute dalle imprese intervistate riguardano il
calo della domanda (33% del campione) e, in uno scenario economico globale già in rallentamento, le ripercussioni sulla filiera, in particolare sul
sistema produttivo integrato Italia/Germania (Joint Production).
Nello scenario italiano - e in particolare del Nord Italia - la diffusione del coronavirus sta avendo conseguenze in ambito della
logistica (34% del campione), dell’
approvvigionamento (18,7%) e della disponibilità delle
risorse umane (26,4%), ma - nota positiva - c’è
fiducia sui tempi di recupero. Va anche sottolineato che solo un quarto delle aziende ha dovuto fermare qualche attività a seguito di misure emanate dalle autorità.
Tra le
misure ritenute necessarie dalle imprese per superare l’emergenza, al primo posto ci sono
agevolazioni fiscali e
detassazione (46%), seguite da iniziative per ridurre l’allarmismo, recuperare la fiducia dei mercati e difendere la
reputazione dell’Italia (22%). Seguono
ammortizzatori sociali (13%), supporto allo
smart-working (9%) e flessibilità nel limitare le attività (6%).
Queste misure - rileva il report - non devono limitarsi a compensare una necessità contingente ma devono essere attuate con l’obiettivo di ripartire più forti e agili di prima, continuando a investire sui driver che hanno permesso alle imprese di non fermarsi durante questo momento. Emerge inoltre la necessità di recuperare la
credibilità e la
fiducia agli occhi degli investitori internazionali. Molte aziende hanno sottolineato come la
narrazione della diffusione del coronavirus abbia impattato negativamente sull’attività economica dell’intero Paese e chiedono a gran voce alle istituzioni di mettere in atto iniziative di comunicazione per recuperare il terreno perso.
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