Una
quarantina di
associazioni europee legate all’industria degli
imballaggi e
materiali da imballaggio ha sottoscritto una
lettera aperta (in allegato) indirizzata alle autorità europee e nazionali alle prese con
misure fiscali che riguardano packaging, articoli monouso e materie plastiche.
Oltre all’
Italia, che di recente ha introdotto una
tassa sugli
imballaggi monouso in plastica, i cosiddetti Macsi, anche la
Commissione europea sta valutando un’imposta che potrebbe colpire i
rifiuti da imballaggio in plastica non riciclati: tassa a carico dei paesi membri, chiamati a fissare modalità di applicazione e prelievo, con l’obiettivo di recuperare risorse per circa
7 miliardi di euro l’anno a copertura del buco nel bilancio UE che si aprirà con l’uscita del Regno Unito.
Le associazioni che hanno firmato il documento condividono gli obiettivi fissati nel
Green Deal europeo, in particolare quello di rendere tutti gli
imballaggi riutilizzabili o
riciclabili entro il
2030, ma sottolineano che per raggiungerlo servono
investimenti rilevanti sia da parte della filiera del packaging, sia dalle autorità pubbliche.
L’introduzione di misure fiscali nuove o aggiuntive sugli imballaggi
non è ritenuto uno strumento
efficace per sostenere l’
innovazione e gli
investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi politici previsti dal Green Deal; rischiano anzi di ostacolare gli sforzi profusi dai paesi membri verso la transizione all’economia circolare ed un miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti a livello europeo. Il timore è che le
entrate delle
nuove tasse su imballaggi e plastica non vengano
reinvestite nel miglioramento delle infrastrutture di raccolta, selezione e riciclo necessarie per incrementare la quantità di imballaggi effettivamente riciclati.
Per questa ragione, i firmatari dell’appello, chiedono che, qualora venga effettivamente introdotta la
tassa sui rifiuti di imballaggi in plastica non riciclati, l’
introito - o l’equivalente - venga reinvestito per sostenere la
circolarità degli imballaggi e le
infrastrutture necessarie alla gestione dei rifiuti da imballaggio, utilizzando strumenti esistenti come il fondo ‘Next Generation EU’. Ulteriori misure fiscali dovrebbero essere modulate considerando che, nel caso degli imballaggi, i produttori e gli utilizzatori stanno già contribuendo economicamente nell’ambito degli schemi di
responsabilità estesa del produttore (EPR), che saranno resi più gravosi con la nuova legislazione UE sui rifiuti attraverso il meccanismo della eco-modulazione.
Le associazioni che hanno firmato l’appello chiedono anche che
nuove misure fiscali destinate ad incentivare la circolarità dei materiali e delle applicazioni di imballaggio siano
modulate al fine di favorire una
maggiore disponibilità di materiali
riciclati di alta qualità a livello UE, a prezzi
convenienti, da reintrodurre nella catena del valore. Misure che dovrebbero incoraggiare l'adozione di materiali sostenibili, anche attraverso
esenzioni per i materiali
riciclati, senza essere discriminatorie onde evitare distorsioni e frammentazione del mercato unico.
Tra i
firmatari dell’appello spiccano le italiane
Assografici e
Giflex (produttori di imballaggio flessibile) e le associazioni della filiera delle materie plastiche:
BFP (British Plastics Federation),
Elipso (packaging in plastica, Francia),
European Bioplastics (filiera europeoa delle bioplastiche)
EuPC (trasformatori di materie plastiche),
IK (imballaggi in plastica, Germania),
PCEP (Polyolefin Circular Economy Platform),
Petcore Europe (imballaggi in PET) e
PlasticsEurope (produttori europei di materie plastiche).
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