La
tassa europea di
800 euro per tonnellata di imballaggi in plastica non riciclati, in vigore dal
1° gennaio 2021, che Bruxelles si appresta ad introdurre per coprire i buchi del nuovo bilancio UE (
leggi articolo),
non piace ai trasformatori europei di materie plastiche riuniti nella federazione
EuPC.
Sebbene venga presentata come uno strumento per incentivare i paesi membri ad
incrementare il
riciclo di rifiuti plastici - sottolinea EuPC - la nuova tassa potrebbe avere un
effetto contrario, poiché le misure fiscali non sono lo strumento più efficiente per favorire l'innovazione e gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi del 'Green Deal’ europeo.
“Dato che le entrate non sono destinate ad essere reinvestite nelle infrastrutture per la gestione dei rifiuti e il riciclo, la plastics tax UE
non porterà ad un
aumento del
tasso di riciclo a livello europeo - spiega
Alexandre Dangis, direttore dell’associazione dei trasformatori di materie plastiche -.
Aumenteranno, invece, i
costi di riciclo delle plastiche incoraggiando il
passaggio ad
altri materiali di imballaggio con maggiore impatto ambientale". "Per incrementare i tassi di riciclo in tutta Europa e proteggere l’ambiente - aggiunge -, sarebbe
più efficiente tassare l’invio a
discarica dei rifiuti di imballaggi in plastica”. La differenza è che in questo modo non verrebbero colpite forme di recupero energetico.
Inoltre, rileva Dangis, le entrate dell’imposta, pari a circa 6-8 miliardi di euro l’anno, verrebbero
sottratte alle risorse destinate ad
investimenti nell’
economia circolare.
Lamentando la mancanza di informazioni sulla nuova tassa UE, i cui dettagli restano oscuri, EuPC teme la l
ibertà di azione lasciata agli
Stati membri - su cui grava direttamente l’imposta - relativamente ai metodi utilizzati per raccogliere i proventi da trasferire alla UE, che saranno eterogenei in base agli schemi di raccolta dei rifiuti, con conseguenti rischi per la tenuta del
mercato unico.
© Polimerica - Riproduzione riservata