28 giugno 2023 12:48
Macchine e impianti per la trasformazione di materie plastiche e gomma, costruiti in Europa, non potranno più essere esportati in Russia, con poche eccezioni, come gli stampi e le attrezzature per estrusione di mono e multi-filamenti. É questo l'effetto dell'undicesimo pacchetto di sanzioni varato il 23 giugno scorso dal Consiglio UE.
A lanciare l'allarme è l'associazione italiana di categoria, Amaplast. "Dopo le termoformatrici e le macchine per soffiaggio, già sottoposte a sanzioni, ora è stato inserito l'intero codice 8477, che comprende tutti i macchinari, impianti, parti e componenti - spiega a Polimerica il direttore dell'associazione, Mario Maggiani (nella foto) -. 
Al di là di considerazioni sui rischi di 'dual-use' per alcuni impianti come quelli per film, un aspetto tecnico non è stato considerato: c'è tempo fino a settembre per consegnare le macchine già ordinate, ma impianti di grandi dimensioni hanno tempi di realizzazione superiori a qualche mese, e ciò finirà per danneggiare aziende che hanno siglato ordini quando le sanzioni non erano ancora in vigore".
C'è poi l'aspetto legato ai pezzi di ricambio: l'Italia è stato in passato un importante fornitore di tecnologie per la trasformazione di materie plastiche, secondo solo alla Germania; quindi, il parco installato in Russia è rilevante. L'unica soluzione per evitare fermi impianto è che i clienti russi facciano incetta di ricambi prima dell'entrata in vigore dell'embargo.
Maggiani fornisce qualche numero sul mercato russo: "Nel 2020 le vendite di tecnologia made in Italy sono state pari a 95 milioni di euro, scese a 80 milioni nel 2021 per toccare 63 milioni l'anno scorso, ma in passato erano superiori ai cento milioni l'anno".
Non sono state invece toccate dalle sanzioni (almeno fino a ora) le macchine e gli impianti per imballaggio, una sottile differenza che passa attraverso la cifra di un codice attività.
Vedi anche: Regolamento (UE) 2023/1214 del Consiglio del 23 giugno 2023
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