25 giugno 2024 15:31
Assorimap, l'associazione dei riciclatori italiani di materie plastiche, ha presentato oggi a Roma l'edizione 2024 del Report sul riciclo meccanico delle materie plastiche, con i dati riferiti al 2023 elaborati dalla società di consulenza milanese Plastic Consult e illustrati dal direttore Paolo Arcelli.
Secondo il rapporto, sono state raccolte l'anno scorso in Italia oltre 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, a fronte di un riciclo complessivo compreso tra 1,3 e 1,45 milioni di tonnellate, in leggero calo rispetto all'anno precedente.
VOLUMI STABILI, CROLLA IL FATTURATO. I numeri mostrano che i volumi di plastiche riciclate da post-consumo immessi sul mercato nel 2023 dai riciclatori meccanici 'puri' non si sono distaccati molto da quelli dell'anno precedente, attestandosi a 784mila tonnellate (-0,3%), mentre il fatturato ha accusato un calo del -30% a 780 milioni di euro, contro il miliardo di euro dell'anno precedente (+18% sul 2021); andamento legato essenzialmente al crollo dei prezzi di vendita del riciclato, in parte per allinearsi alle basse quotazioni del vergine, in parte per contrastare le importazioni extraUE di materiale rigenerato low-cost, soprattutto da India e Cina.Materiali di provenienza poco nota, immessi sul mercato spesso privi di dati sulla tracciabilità o sull'effettivo contenuto di riciclato e con prezzi che i produttori nazionali - come pure quelli europei - non riescono a praticare.
Un doppio 'uppercut' che ha colpito i bilanci dei 75 operatori del riciclo meccanico che rappresentano lo zoccolo duro del settore.
SERVONO NUOVI STRUMENTI. Benvenuta, quindi, la clausola di salvaguardia da inserire nel nuovo regolamento imballaggi per obbligare i fornitori extraUE di plastiche riciclate ad adeguarsi agli standard comunitari, onde evitare una concorrenza sleale in vista dell'introduzione delle percentuali minime di contenuto di riciclato nei packaging.
Strumento da affiancare - chiede Assorimap - a sistemi di tracciabilità e certificazione dei flussi di riciclato per garantirne provenienza e qualità, considerando che si tratta, in molti casi, di materiali destinati al contatto con alimenti. La proposta dell'associazione è di creare veri e propri ‘Certificati del riciclo’, che incorporano il risparmio in termini di emissioni CO2 rispetto alla produzione da materiali vergini, volti a sostenere questa attività attraverso un sistema di compravendita, sul modello dei certificati bianchi sull'efficienza energetica.
"Appoggio la proposta dei certificati di riciclo per contrastare il fenomeno di greenwashing e decarbonizzare con una seria economia circolare. Porteremo al Ministero dell’ambiente la richiesta delle imprese, per gestire al meglio i rifiuti in plastica", ha promesso la vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera Patty L’Abbate, presente al convegno.“L'Italia sta perdendo un’opportunità, non solo in termini di salute ambientale ma anche per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese richiesti dalla UE - ha commentato il presidente di Assorimap Walter Regis (nella foto)-. Siamo storicamente leader mondiali nella produzione di plastica rigenerata dai rifiuti di imballaggio, invece oggi il comparto è a rischio chiusura, con evidenti ricadute per il circuito della raccolta differenziata. Per salvaguardare il settore, e far fronte alla concorrenza del polimero vergine dal Far East, USA e Africa del Nord, occorrono politiche strutturate anche in ottica ambientale: con i Certificati del riciclo si attiverebbe anche una modalità per contribuire agli obiettivi del Green Deal Europeo del 2050”.
ALTRI DATI DEL REPORT. Nel complesso, secondo i dati di Plastics Consult, il settore conta 355 operatori tra chi raccoglie, seleziona e ricicla rifiuti e scarti industriali, di cui 230 produttori di rigenerato in granuli o scaglie (nel caso dell'rPET), compresi alcuni trasformatori integrati a monte nel riciclo. Sono invece 75 i riciclatori 'puri', che producono granuli da riciclo meccanico di rifiuti post-consumo, oggetto del report.
Il polimero più riciclato è il polietilene con il 46% del totale (tra alta e bassa densità), seguito dal PET con il 25% e, a distanza, polipropilene sotto il 10% e misti poliolefinici intorno al 16%. Chiudono gli altri polimeri, il cui aggregato non supera il 5%.
La ripartizione della produzione per settori applicativi conferma la netta prevalenza dell’imballaggio, che assorbe il 40% dei volumi complessivi, con larga prevalenza del rigido, in ottima progressione grazie al traino del PET. Segue il comparto tubi con il 12% e altre applicazioni flessibili, che nel complesso non superano il 10%, sorpassate dall’edilizia e costruzioni. Chiudono l'elenco le applicazioni in agricoltura e gli articoli casalinghi e per giardinaggio.
Infine, includendo anche gli altri operatori del riciclo - come macinatori e trasformatori integrati nel riciclo -, i volumi complessivi di riciclati plastici post-consumo vengono stimati tra 1,3 e 1,45 milioni di tonnellate.
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