La Corte di Giustizia Europea ritiene il provvedimento italiano incompatibile con la normativa comunitaria.
5 settembre 2014 06:03
La Corte di Giustizia Europea ha bocciato la normativa sui costi minimi per l’autotrasporto prevista dall’articolo 83bis del Decreto Legge 112/2008, ritenendolo incompatibile con la normativa europea.
Secondo il Tribunale europeo, l'applicazione dei costi minimi può restringere la concorrenza nel mercato interno, quindi è illegittima.
Tre le considerazioni alla base del verdetto. Innanzitutto, le norme del TFUE sugli accordi vietati tra imprese non sono vincolanti per gli Stati membri, però questi ultimi devono sempre collaborare con l’Unione, quindi non possono adottare provvedimenti che eliminano l’effetto utile di tali norme. Di conseguenza, le norme risultano violate qualora uno Stato membro imponga o agevoli la conclusione di intese vietate, rafforzi gli effetti di tali intese, oppure revochi alla propria normativa il suo carattere pubblico delegando ad operatori privati la responsabilità di adottare decisioni di intervento in materia economica.
Dopo questa considerazione generale, il Tribunale entra nel merito della questione, constatando che l'Osservatorio sull'autotrasporto (che all'epoca del ricorso definiva i costi minimi, ma che oggi non esiste più) deve essere considerato un'associazione d'imprese direttamente soggetta alle regole di concorrenza. Quindi, fissando valori minimi sotto i quali l'autotrasporto non può essere pagato, "limita la libertà degli attori del mercato di determinare il prezzo dei servizi di trasporto di merci su strada, quindi la normativa italiana è idonea a restringere il gioco della concorrenza nel mercato interno".
La terza considerazione riguarda la determinazione dei costi minimi: per i giudici “Non è idonea, né direttamente né indirettamente, a garantire il conseguimento dell’obiettivo legittimo fatto valere dall’Italia per giustificare la restrizione della concorrenza (vale a dire la tutela della sicurezza stradale). Infatti, la normativa nazionale si limita a prendere in considerazione la sicurezza stradale in maniera generica, senza stabilire alcun nesso tra essa e i costi minimi. Inoltre, il provvedimento contestato va oltre quanto necessario per il rafforzamento della sicurezza stradale”.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea non risolve automaticamente la controversia relativa alla causa giudiziaria italiana che ha portato al ricorso comunitario. Ora il giudice italiano è chiamato stabilire un proprio giudizio, che comunque deve essere conforme a quello del Tribunale europeo (e lo stesso dovranno fare i giudici che in futuro dovranno affrontare le cause relative ai costi minimi). Inoltre, il Governo deve tenere conto di questo verdetto per modificare l'articolo 83bis, altrimenti rischia sanzioni comunitarie. Insomma, si riapre la guerra dei costi minimi.
Fonte: Trasporto Europa
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