Bio-on e Pizzoli si prefiggono di realizzare un impianto da 2.000 tonnellate annue da avviare nel 2017.
16 marzo 2015 14:33
La tecnologia di fermentazione per ricavare bioplastiche a base di polidrossialcanoati (PHA) da biomasse, sviluppata dalla società bolognese Bio-on, potrebbe presto essere applicata anche ai sottoprodotti della lavorazione delle patate e non solo dagli scarti della trasformazione di barababietole da zucchero.
È questo il senso di un accordo siglato da Bio-on e Pizzoli, azienda di Budrio (BO) attiva nella produzione e lavorazione delle patate, che prevede la costruzione di un nuovo impianto PHA da avviare nel 2017, inizialmente con capacità produttiva di 2.000 tonnellate annue, che in seguito potrebbe essere ampliata a 4.000 t/a.
“Si tratta di un grande passo avanti per le bioplastiche - commenta Marco Astorri, CEO di Bio-on - poiché dimostra come gli scarti agroalimentari possano essere trasformati in materie prime, coniugando aspetti come la biodegradabilità e sostenibilità con le materie plastiche avanzate”.
Pizzoli intende investire inizialmente 220mila euro nel progetto di fattibilità, che se risulterà positivo potrebbe dare il via alla realizzazione dell’impianto, che richiederà due anni circa di lavori. “Il percorso appena intrapreso - afferma Nicola Pizzoli, Presidente di Pizzoli - è parte di un innovativo progetto industriale che si prefigge l’obiettivo di migliorare e ottimizzare la tecnologia di lavorazione delle patate, trasformando i sottoprodotti e gli scarti in prodotti innovativi, che rappresenteranno una nuova generazione di plastiche”.
Pizzoli è uno dei principali attori nel mercato delle patate fresche e surgelate, con un fatturato di 76,2 milioni di euro nel 2013. Fondata nel 1926, la società possiede due stabilimenti industriali nell’area di Bologna.
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