La nuova generazione di bioplastiche, non ancora in commercio, ottiene la validazione ambientale ETV.
17 novembre 2015 06:50
La nuova generazione di Mater-Bi che sarà introdotta sul mercato nei prossimi mesi è anche la prima tecnologia italiana verificata da Certiquality col programma pilota “Environmental Technology Verification” (ETV) promosso dalla Commissione Europea come mezzo per verificare le tecnologie innovative in campo ambientale. In particolare, il riconoscimento riguarda la biodegradazione della bioplastica Novamont in ambiente marino.
Il programma europeo ETV ha l’obiettivo di consolidare le tecnologie innovative nella prima fase dello sviluppo innovativo. In altre parole, l’ETV permette di elaborare un protocollo di verifica che aiuta i produttori a promuovere le proprie tecnologie ambientali, fornendo prove credibili delle prestazioni raggiungibili ed aiutando così gli investitori o gli acquirenti a basare le proprie decisioni di finanziamento o di acquisto, anche per scopi pubblici, su informazioni validate ed affidabili.
“Conseguire l’ETV per il comportamento del Mater-bi di nuova generazione nella biodegradazione in ambiente marino è un importante primato non solo per Novamont, ma per il sistema paese che dimostra la leadership nell’innovazione nel comparto delle prestazioni ambientali”, nota Francesco Degli Innocenti, Responsabile Ecologia dei Prodotti e Comunicazione Ambientale di Novamont.
A differenza dei gradi attualmente in commercio, i “nuovi” Mater-bi avranno anche un maggior contenuto biobased grazie all’impiego dell’acido azelaico prodotto nella boraffineria Matrìca di porto Torres, che sostituirà parzialmente la componente poliestere dei compound. Entro la fine dell’anno prossimo dovrebbe entrare in produzione a Bottriche (Adria, RO) anche il nuovo impianto Novamont per la produzione di 1,4-butandiolo (BDO) da risorse rinnovabili, ulteriore monomero biobased destinato alla sintesi di poliesteri al posto del BDO da fonti fossili. L'impianto rodigino sarà il primo in Europa a produrre bio-BDO su scala industriale, con una capacità intorno alle 20mila tonnellate annue, utilizzando il processo messo a punto da Genomatica.
Per quanto riguarda la certificazione della biodegradazione in ambiente marino delle materie plastiche, da due anni è in corso il progetto Open-bio portato avanti da Novamont e altri produttori di bioplastiche, in collaborazione con l’Hydra Institute for Marine Sciences per sviluppare nuovi metodi di prova. Studi e test sul campo sono in corso in Italia (Isola d’Elba) e in Grecia. Lo studio della biodegradazione in mare è complicato e oneroso perché le prove “in campo” – necessarie per convalidare i risultati di laboratorio – devono essere compiute da biologi sommozzatori con attrezzature costose e spesso in situazioni ambientali difficili.
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