27 gennaio 2017 07:40
L’apertura del mercato alla libera concorrenza è senz’altro un valore da difendere, ma non è detto che si riesca sempre a coniugare con le esigenza di tutela ambientale; o, almeno, è ciò che emerge dalla ricerca commissionata da Conai all’Università LUISS-Guido Carli, intitolata “La gestione dei rifiuti di imballaggio in Italia: profili e criticità concorrenziali”, presentata ieri a Roma alla presenza di Giovanni Pitruzzella, Presidente AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), Raffaele Bifulco, Vice Capo Gabinetto Ministero dell’Ambiente e Claudio Andrea Gemme, Presidente Gruppo Tecnico Industria e Ambiente di Confindustria.
Il tema è caro al Consorzio nazionale imballaggi, che negli ultimi mesi ha dovuto “digerire” pronunciamenti dell’antitrust e modifiche normative che hanno aperto il settore del riciclo dei rifiuti da imballaggio, da sempre riservato, alla concorrenza di sistemi autonomi, in passato legati da lacci e lacciuoli burocratici.
SERVE UN INTERVENTO ORGANICO. “Abbiamo commissionato alla Luiss una ricerca sui profili e criticità concorrenziali nella gestione dei rifiuti di imballaggio per aggiungere un contributo di valore al dibattito - ha spiegato Roberto De Santis, Presidente di Conai -. Riteniamo che, qualora si intenda procedere ad interventi di evoluzione della normativa, ciò debba avvenire in maniera organica, evitando interventi legislativi parziali che potrebbero mettere a repentaglio gli importanti risultati di riciclo conseguiti. Occorre che tutti i soggetti coinvolti si facciano carico degli oneri ambientali connessi alla loro attività e siano chiamati ad obblighi di compliance e di trasparenza”.
LO STUDIO LUISS. La ricerca analizza i principali profili e le criticità concorrenziali dell’attuale organizzazione della gestione dei rifiuti di imballaggio, evidenziando che vi sono casi “in cui i meccanismi concorrenziali non riescono a garantire un adeguato livello di tutela ambientale, giustificando l’adozione di misure limitative della concorrenza”.
Il particolare, secondo i ricercatori dell’ateneo romano, il modello italiano, “basato sulla centralità del sistema consortile in funzione sussidiaria rispetto agli altri operatori” appare “giustificabile al fine di garantire la prestazione universale del servizio, che assicura la gestione dei rifiuti di imballaggio su tutto il territorio nazionale e per tutti i tipi di rifiuti di imballaggio”. Inoltre, i requisiti di legge per la nascita dei sistemi autonomi e il raccordo tra Conai e la Pubblica Amministrazione, fanno sì che “non si creino problemi di cherry picking”, lasciando scoperte le aree geografiche o le frazioni merceologiche che non generano ritorni economici.
INTERESSI DIVERGENTI. “L’introduzione di ulteriori misure di concorrenza all’interno di un mercato come quello della gestione dei rifiuti di imballaggio deve necessariamente tenere conto di alcune peculiarità tipiche del contesto, come l’interesse pubblico delle Amministrazioni a non lasciare frazioni di rifiuti non raccolte per strada - ha commentato Michele Grillo, Professore Ordinario di Economia Politica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e già componente del Collegio dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato -. Per questo, una eventuale riforma del mercato dovrà assicurare il fine ultimo ambientale e il raggiungimento degli obiettivi di legge, garantendo allo stesso tempo la trasparenza dei flussi gestiti e adeguati meccanismi di controllo”.
Scarica la ricerca LUISS-CONAI (PDF)
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