9 gennaio 2018 12:14
Solida ripresa dopo un 2016 deludente: è questa la sintesi - secondo Federchimica - dell’andamento dell’industria chimica italiana nell’anno appena trascorso, grazie ad una crescita combinata del mercato interno (+2%) e delle esportazioni (+5%), che valgono circa la metà del fatturato totale del settore.
Secondo l’indagine semestrale di Federchimica, la produzione chimica è stimata in crescita del +2,6% nei dodici mesi appena trascorsi, grazie ad un export in forte progresso (+10,3% in valore nei primi 9 mesi a fronte del +7,2% della media manifatturiera) e al diffuso risveglio della domanda interna, non più confinato solo al settore auto, ma esteso praticamente a tutti i settori clienti (ad eccezione delle costruzioni), con risvolti positivi che interessano sia la chimica di base, sia i comparti a valle (approfondimento su materie plastiche).
Grazie alla ripresa delle vendite all’estero, il disavanzo settoriale vede un calo di oltre 2 miliardi di euro nella chimica di base e, al contempo, l’avanzo nella chimica fine e specialistica in aumento di quasi 2,5 miliardi di euro.
Più complesso e articolato l’andamento della redditività nei diversi comparti della chimica, in funzione dei costi delle materie prime. I prezzi dei prodotti petrolchimici di base - sottolinea Federchimica - sono in rialzo rispetto ai minimi livelli toccati nel 2016 (nel quarto trimestre 2017 etilene +9% e propilene +18%), coerentemente con l’andamento del petrolio, che quest’anno dovrebbe stabilizzarsi intorno ai 60 dollari per barile.
Scendendo a valle - nota il rapporto Federchimica - persistono situazioni di shortage di importanti materie prime con fortissimi aumenti di costo per diverse filiere (ad esempio adesivi e intermedi destinati alla cosmetica). Queste tensioni sono causate da l’intersecarsi di fattori di natura diversa: dichiarazioni di forza maggiore, nuova politica ambientale cinese e conseguente chiusura delle produzioni più inquinanti che richiedono, per l’adeguamento, investimenti ingenti e tempi non brevi, offerta europea razionalizzata per ripristinare una marginalità accettabile e che fatica a soddisfare la domanda in fasi di ripresa entrando facilmente in tensione in presenza di force majeure. D’altro canto, il rallentamento della domanda cinese dovrebbe calmierare, almeno in parte, il surriscaldamento dei prezzi.
Per quanto concerne l’anno in corso, Federchimica si dichiara ottimista, con la previsione di un’ulteriore crescita del +2% nell’ipotesi che il quadro politico – italiano ed europeo – non veda riaccendersi focolai di incertezza. L’export chimico si confermerà dinamico (+3,2% in volume) e dovrebbe proseguire il consolidamento della domanda interna (+1,7%) che, tuttavia, non potrà accelerare in presenza di un fisiologico rallentamento del settore auto e di un recupero ancora troppo timido e incerto nelle costruzioni.
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