16 aprile 2018 09:36
La federazione statunitense della chimica, American Chemistry Council (ACC), ha ribadito la sua posizione contro la proposta dell’amministrazione Trump di innalzare un muro di dazi all’importazione di prodotti cinesi e alle probabili ritorsioni del colosso asiatico, per altro già annunciate, che colpirebbero due tra i settori più cruciali del paese: l’agricoltura e l’industria chimica.
Rispondendo alle domande della commissione parlamentare che sta valutando queste misure, il presidente di ACC ,Cal Dooley (nella foto), ha espresso i suoi timori sugli effetti che potrebbero avere le tariffe imposte dal Governo cinese sul comparto, considerando che quattro articoli su dieci inseriti nella lista riguardano materie plastiche (polietilene, PVC, policarbonati, acrilati) e altri prodotti chimici, per un valore potenziale di oltre 5 miliardi di dollari l’anno. Senza contare che la Cina è uno di principali partner commerciali degli Stati Uniti, e che da sola importa l’11% di tutte le materie plastiche prodotte negli USA, pari a 3,2 miliardi di dollari.
Secondo Dooley, la scelta di colpire questo comparto non è casuale: “La Cina conosce bene quanto sia competitiva l’industria chimica statunitense e ha mirato con cura le esportazioni chimiche poiché questo è uno dei segmenti a più elevata crescita - ha affermato in commissione -. Grazie alla rivoluzione dello shale gas, in poco più di un decennio gli Stati Uniti sono passati dall’essere uno dei posti più costosi ad uno dei più economici al mondo dove fare chimica”. Con benefici effetti sulla bilancia commerciale, dato che questo settore concorre oggi per il 14% di tutte le esportazioni statunitensi, per un valore intorno ai 174mila miliardi di dollari, e un surplus commerciale di 33mila miliardi, che potrebbe raddoppiare a 73mila miliardi di dollari entro il 2020 introducendo adeguate politiche di sostegno all’export.
Dooley ha sottolineato anche gli effetti su investimenti e occupazione: “Negli ultimi otto anni sono stati annunciati negli Stati Uniti investimenti per circa 194 miliardi di dollari per l’avvio di nuove capacità produttive nelle plastiche e chimica di specialità - ha affermato -. Gran parte delle nuove capacità sono destinate all’esportazione. E porteranno alla creazione di 846mila nuovi posti di lavoro”.
Dooley ha affermato di condividere le preoccupazioni del Presidente Trump per l’inadeguata tutela della proprietà intellettuale e per le pratiche di trasferimento tecnologico imposte dalla Cina, che sono alla base delle recenti tensioni tra i due paesi e alle minacce di imporre nuovi dazi, ma - ha aggiunto - “i consumatori, i lavoratori e l’economia degli Stati Uniti non vincono se le tariffe che abbiamo proposto porteranno a dazi cinesi nei settori della nostra economia dove siamo leader globali”.
Il presidente di ACC ha quindi suggerito di revocare immediatamente le nuove tariffe su acciaio e alluminio, o quanto meno introdurre esenzioni permanenti per alcuni paesi; permettere alle associazioni di settore di avanzare richiese di esclusione per conto dei loro membri e consentire esclusioni mirate per prodotto, valide per tutti e non solo per le aziende che le richiedono; inoltre, di esentare dai dazi tutti i paesi alleati, senza condizioni. Infine, ACC suggerisce di risolvere le dispute con in Governo cinese utilizzando maggiormente gli strumenti di negoziazione forniti dalla World Trade Organization.
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