11 luglio 2019 07:35
Nonostante l’anno molto difficile per il settore del giocattolo, anche per gli strascichi del fallimento del colosso statunitense Toys R Us, la torinese Quercetti - nota al pubblico per i chiodini in plastica - ha chiuso il 2018 con un leggero incremento del fatturato, attestatosi intorno a 8 milioni di euro (+2%), a fronte di un mercato che in Italia ha perso un punto percentuale rispetto al 2017.
Un risultato - spiegano dal quartier generale torinese - frutto strategia commerciale che guarda sempre più all’estero e ha identificato in Giappone e Cina i mercati con più alta crescita.
L’azienda ha scelto di puntare su un mercato particolarmente attento alla qualità, affidandosi al principale distributore nazionale: Bornelund, la toys company giapponese che può contare su oltre 100 negozi monomarca e 15 play-center in tutto il territorio nazionale. Bornelund ha inventato una nuova idea di punto vendita, trasformato in un immenso parco divertimenti. Solo 200 metri quadrati su 500 sono destinati alla vendita: lo spazio restante è dedicato al gioco. L’idea di sostituire gli scaffali con delle aree gioco ha permesso al gruppo giapponese di superare senza contraccolpi l’imperante concorrenza dell’online.
Questa collaborazione ha portato ad un incremento del 65% del fatturato dell’azienda torinese sul territorio nipponico ed è previsto un ulteriore aumento quest'anno, anche grazie alla realizzazione di tre nuove referenze dedicate esclusivamente al mercato locale.
Restando in Asia, anche il mercato cinese ha visto un incremento significativo delle vendite, pari al +60%, dovuto soprattutto a una maggiore attenzione al commercio online.
Fondata nel 1950 e da allora sempre rimasta a Torino, Quercetti è una delle poche aziende italiane del giocattolo a non aver delocalizzato la produzione in Asia. Nello stabilimento torinese sono in funzione 24 ore 24 trenta presse ad iniezione con forza di chiusura da 15 a 350 tonnellate, capaci di sfornare ogni giorno 6 milioni di chiodini di diversa forma e colore.
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