11 settembre 2019 09:00
La produzione chimica in Italia crescerà poco quest’anno e anche il prossimo: a lanciare l’allarme è Federchimica, che nell’ultimo osservatorio semestrale rileva una tendenza "complessivamente debole e fortemente altalenante”, con una crescita - nei primi cinque mesi dell’anno - di qualche frazione di punto percentuale (+0,3%). Un fenomeno che non riguarda solo il nostro paese, ma la produzione chimica in Europa (-0,4% tra gennaio e maggio 2019).
A pesare sullo sviluppo del settore non è solo la forte contrazione dell’auto, importante utilizzatore di prodotti chimici; risultano in affanno o in sostanziale stagnazione quasi tutti i settori clienti, ad esclusione del largo consumo (alimentare e cosmetica, in particolare).
Secondo gli analisti, rispetto al recente passato, è venuto meno il traino dell’export, la cui crescita è passata dal +2,8% (in valore) nel 2018 al +0,1% nella prima parte di quest’anno, con vendite in leggero calo sul mercato extra-europeo (-0,4%) e poco più che stabili su quello intra-europeo (+0,1%). A segnare il passo sono stati soprattutto, tra i principali mercati di sbocco, Germania (-3,4%), Spagna (-3,5%), Turchia (-15,8%), Cina (-4,6%) e Russia (-9,2%).
Tra i fattori che minano le prospettive di crescita, a livello macroeconomico, si segnalano i dazi e lo spettro di una guerra commerciale tra USA e Cina, tenuto conto che l’industria chimica è fortemente integrata a livello globale. Oltre a possibili, perturbazioni nelle catene di fornitura, si teme l’aumento della pressione delle importazioni (soprattutto nella chimica di base italiana ed europea) qualora la Cina non riuscisse ad assorbire le rilevanti capacità presenti in Medio Oriente in concomitanza con l’entrata in operatività di considerevoli investimenti anche negli USA che sfruttano i vantaggi di costo dello shale gas.
Ma vi sono anche altri fattori contingenti: nel settore delle materie plastiche - si legge nel rapporto di Federchimica - le vendite stanno subendo già oggi gli effetti negativi del bando di alcuni articoli monouso, che entrerà in effetto nel 2021 con entrata in vigore della direttiva SUP e, più in generale, "di campagne mediatiche indiscriminate contro l’uso di questo prezioso materiale, dannose e prive di ogni fondamento scientifico”.
In questo difficile scenario, la crescita della produzione chimica in Italia dovrebbe attestarsi al +0,3% quest’anno e al +0,5% nel 2020, con significativi rischi al ribasso nel caso in cui il contesto macroeconomico, nazionale o internazionale, subisse un ulteriore deterioramento.
L’industria chimica crede che un rilancio delle attività possa avvenire solo investendo nel futuro, attraverso industria 4.0 (questo settore è secondo solo alla meccanica negli investimenti, pari a 380 milioni di euro), l’economia circolare (per esempio nel riciclo chimico), l'ecodesign e l’efficienza energetica.
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