La provincia di Bergamo è una delle aree più duramente colpite dall’epidemia di coronavirus (
Covid-19), ma è anche una delle zone industriali più attive nei tessuti tecnici. Se si aggiunge la caparbietà e la laboriosità dei bergamaschi, il risultato è la
mascherina “molamia” (che in dialetto significa "non mollare", riferita alla città di Bergamo e ai suoi abitanti); dispositivo medicale già verificato dal Politecnico di Milano nell'ambito del progetto
polimask (
leggi articolo) e in attesa di autorizzazione da parte dell’
Istituto Superiore di Sanità, che verrà prodotto da un pool di aziende del territorio, guidate da
RadiciGroup,
Maglificio Santini e
Plastik con il coordinamento di
Confindustria Bergamo.
Il gruppo chimico bergamasco Radici, che nei suoi stabilimenti produce il
tessuto non tessuto alla base dei dispositivi di protezione individuale, ha già prodotto e fatto certificare dal
Centrocot di Varese il materiale per
5mila camici donati all’
ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. E sono pronti altri 10mila metri di tessuto pronto a trasformarsi in indumenti protettivi.
"Siamo abituati a produrre materiali dalle alte prestazioni – spiega
Angelo Radici, Presidente di RadiciGroup – e ci siamo chiesti come potevamo essere di aiuto in questa emergenza. Abbiamo così coinvolto altre aziende del territorio che immediatamente si sono schierate per mettere a punto una filiera credibile e certificata e far fronte alla necessità di protezione dei nostri medici”.
"Fino all’ultimo risultato, dell’ultimo test effettuato - aggiunge Angelo Radici – siamo stati prudenti: si tratta di materiali che devono proteggere chi ogni giorno è in prima linea contro il Covid-19. Dovevamo avere la
certezza assoluta che i dispositivi garantissero la
sicurezza al personale sanitario. Ora che è arrivata la certificazione sono francamente molto soddisfatto e orgoglioso perché ho visto una grande capacità di fare squadra tra le varie realtà del territorio che abbiamo coinvolto in questo progetto. Ora siamo a disposizione per offrire il nostro contributo in un momento di assoluta emergenza come quello che stiamo vivendo".
Per la produzione delle
mascherine chirurgiche, il tessuto non tessuto viene accoppiato con un film tecnico traspirante e impermeabile in materiale plastico (usualmente utilizzato per i pannolini) fornito da un’altra azienda bergamasca, la
Plastik di Albano Sant’Alessandro (attraverso la consociata
Plastik Textile), mentre il
Maglificio Santini di Lallio (BG) si occuperà di confezionare i dispositivi.
«Collaboriamo da lungo tempo con RadiciGroup, nel quale riconosciamo un autentico partner di lavoro – afferma
Gianangelo Cattaneo, Presidente di Plastik – Quando ci hanno contattato per questo progetto la risposta è stata subito sì: un’
azione concreta delle aziende della bergamasca per rispondere a un’emergenza del territorio. Il nostro compito è stato quello di unire al tessuto non tessuto di RadiciGroup uno speciale prodotto che lo rendesse antibatterico e traspirante e quindi resistente agli agenti infettivi”.
A pieno regime, nel giro di una settimana, la filiera bergamasca potrebbe avviare una capacità produttiva pari a
100.000 maschere chirurgiche al giorno.
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