1 aprile 2020 08:51

L’ultimo rapporto del
Centro Studi di Confindustria (CSC) prende in considerazione gli sviluppi dell’economia nazionale alla luce dell’epidemia di
Covid-19, ritenuta “uno shock imprevedibile”, e le previsioni per l’anno in corso non sono rosee.
"Si tratta di uno
shock congiunto di offerta e di domanda - si legge nel rapporto -: al progressivo blocco, temporaneo ma prolungato, di molte attività economiche sul territorio nazionale, necessario per arginare l’epidemia, si è associato un crollo della domanda di beni e servizi, sia dall’interno che dall’estero".
CALO DEL PIL. Gli analisti del CSC stimano una caduta del Prodotto interno lordo (PIL) del
-10% nel primo semestre, cui seguirà una lenta risalita fino a toccare il
-6% a fine anno, a condizione che la fase acuta dell’epidemia venga superata entro fine maggio. In questo scenario, riprendere prima possibile le attività economiche, in condizioni di sicurezza, è quanto mai auspicabile:
ogni settimana in più di
blocco normativo potrebbe costare al nostro paese una flessione percentuale di Prodotto Interno Lordo dell’ordine di almeno lo
0,75%.
INVESTIMENTI ED EXPORT. La crisi colpirà in modo profondo gli
investimenti delle imprese, che potrebbero scendere nel corso dell’anno del
-10,6% a causa del calo della domanda, aumento dell’incertezza, riduzione del credito, chiusure forzate dell’attività.
Anche l’
export soffrirà, con una riduzione attesa del
-5,1%, in ragione del rallentamento dell’economia mondiale e, soprattutto, dell’attività industriale in Europa. Senza contare che concorrenti esteri potrebbero approfittare delle attuali difficoltà della manifattura italiana per sottrarre quote di mercato.
AGIRE PRESTO E IN MODO EFFICACE. Il rapporto esorta il Governo ad intraprendere, in questa prima fase, un'azione di politica economica, immediata ed efficace per preservare il tessuto produttivo del paese, senza il quale la crisi potrebbe sfociare in "una depressione prolungata, con un aumento drammatico della disoccupazione ed un crollo del benessere sociale. Non appena possibile, occorrerà poi mobilitare risorse rilevanti per un piano di ripresa economica e sociale. In entrambe le fasi, un’azione comune o almeno coordinata a livello europeo sarebbe ottimale”.

Secondo CSC: "Siamo in una
recessione atipica, che non nasce dall’interno del sistema economico italiano, né in quello internazionale. Non nasce dall’incepparsi di qualche meccanismo dei mercati finanziari o dalla necessità di 'correggere' qualche eccesso. Lo shock viene dall’esterno,
colpisce l’economia come un meteorite".
CSC individua anche alcuni interventi da attuare, in parte già recepiti dal decreto legge 'Cura Italia'. Le azioni devono comprendere: un piano anti-ciclico straordinario, finanziato con risorse europee; interventi urgenti per il sostegno finanziario di tutte le imprese, piccole, medie e grandi; strumenti di moratoria e sospensione delle scadenze fiscali e finanziarie; un’operazione immediata di semplificazione amministrativa, per rendere subito effettiva l’azione di politica economica.
SERVE UN PIANO EUROPEO. Confindustria insieme con le analoghe organizzazioni in Germania e Francia ha anche proposto un piano europeo straordinario da 3.000 miliardi di euro di investimenti pubblici. "Considerando una prima tranche di entità pari a 500 miliardi su un periodo di 3 anni, fatta inizialmente anche di misure per la liquidità e, poi, soprattutto di investimenti in sanità, infrastrutture e digitalizzazione, questo sarebbe in grado di alzare la crescita in Italia e nell’Eurozona di rispettivamente 2,5 e 1,9 punti percentuali nell’orizzonte di stima”.
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