5 luglio 2024 08:47
Si può vincere pareggiando, se tutti gli altri perdono. È questo il caso delle plastiche da riciclo trasformate nel nostro paese l'anno scorso. I consumi sono rimasti pressoché stabili rispetto al 2022 (+0,8%), totalizzando 1,34 milioni di tonnellate (solo 10mila in più), ma la trasformazione di plastiche vergini ha perso l'anno scorso 6 punti percentuali in Italia e quasi 9 punti in Germania.
I numeri sono contenuti nello studio che IPPR - Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo ha presentato ieri a Milano durante l'Assemblea generale (leggi articolo), che quest'anno ha sancito i primi vent'anni dalla fondazione e un record nelle certificazioni, che sfiorano ormai i 10mila prodotti.
I dati sul mercato forniti dalla società di consulenza milanese Plastic Consult evidenziano una sostanziale tenuta del settore, pur con alcune differenze tra i polimeri e i settori applicativi.
Lo scorso anno sono stati utilizzati dall’industria nazionale di trasformazione circa 1,337 milioni di tonnellate di polimeri rigenerati, per il 78% da post-consumo (che ha aumentato la sua quota rispetto al 2022). Circa un terzo sono polietileni, tra alta e bassa densità (433.000 ton), e un buon quarto è rappresentato dal polipropilene (332.000 ton). Al terzo posto il PET con quasi il 20% (256.000 ton), in crescita rispetto all'anno precedente (+11% in volume). Segue il PVC, che perde un punto, scendendo dal 6% al 5% del totale e - con la stessa quota e il medesimo trend (-2,1%) - le resine stireniche. Prosegue invece la crescita delle plastiche miste, salite l'anno scorso al 13% del totale.
Spostando invece l'attenzione sulle principali applicazioni dei riciclati, l'imballaggio si conferma al primo posto poco più di 500mila tonnellate, ovvero il 37% del totale (trend in crescita), seguito da edilizia con 342.000 ton (26%, stabile), quindi da Igiene e arredo urbano con il 12% (in leggera flessione). In calo anche il mercato dei casalinghi, mobile e arredo, che scende al 9%. Positivo, invece, il trend del rigenerato negli articoli tecnici (+3,3% in volume).
Interessante è anche il grafico riportato a fianco, che mostra, per ogni polimero esaminato dallo studio, l'incidenza del vergine e del riciclato sul totale del trasformato in Italia, pari mediamente al 23% (includendo le plastiche miste, provenienti esclusivamente da riciclo). Secondo Paolo Arcelli di Plastic Consult, considerando le restrizioni normative nel riciclo meccanico (contatto alimentare, medicale), oltre a quelle tecniche, il potenziale di sostituzione residuo si attesta intorno al 10% circa; ulteriori progressi saranno possibili solo ricorrendo al riciclo chimico.
Per quanto concerne il 2024, Plastic Consult prefigura una sostanziale stabilità dei consumi rispetto al 2023, azzardando la possibilità di una leggera crescita. Tutto dipenderà dall'andamento dei consumi finali, legati a inflazione e tassi di interesse, alla ripresa della produzione industriale e al rientro dei costi energetici dopo i picchi degli anni scorsi. Non ci sarà neanche quest'anno la spinta della plastic tax, prorogata al 2026.
Lo studio completo sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito di IPPR.
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