Lo scorso anno la filiera della componentistica automotive ha recuperato l'86% del fatturato precrisi. Settore meno dipendente da Fiat e più dall'export.
20 luglio 2011 06:41
C'è aria di ripresa nel settore auto, a cominciare dal comparto della componentistica che sta tornando sui livelli precrisi. Secondo quanto si legge nell'Osservatorio sulla filiera della componentistica automotive presentato da Camera di commercio torinese e Anfia, nel 2010 il settore ha registrato un aumento dell'11% del giro d'affari (+16,4% in Piemonte), per complessivi 42 miliardi di euro, recuperando così l'86% del fatturato pre-crisi. Si tratta di una galassia di 2.300 aziende, 900 delle quali in Piemonte, che dà lavoro a quasi 170mila addetti.
Meno Fiat, più export. Il settore è sempre più dipendente dalle esportazioni (il 73% delle aziende vende parte dei suoi prodotti all'estero e metà degli esportatori dipende per metà o più da commesse oltre confine), tornate ormai sui livelli precedenti alla crisi del 2009, ma sempre meno da Fiat, anche se il legame col gruppo torinese resta forte: su 100 euro di fatturato, 56 euro provengono ancora dal gruppo italiano (59 nel caso delle aziende piemontesi), anche se erano 63 euro nel 2009 (78 euro in Piemonte).
Innovazione e internazionalizzazione. “La ripartenza del 2010 poggia ancora una volta sulla vocazione internazionale della componentistica italiana – sintetizza Mauro Ferrari, Presidente del Gruppo Componenti Anfia – che deve la sua crescita, anche nella prima metà del 2011, ai mercati di sbocco dell’area BRIC, dove ormai possiamo vantare anche una significativa presenza produttiva. Aumenta anche il peso dell’export verso Paesi dell’Europa orientale come Turchia, Repubblica Ceca e Polonia”. Sempre secondo Ferrari: “ La ripresa, in generale, rimane lenta in Europa e in Italia, con volumi produttivi bassi anche nel 2011 ma, nel nostro Paese, avrà sicuramente un impatto determinante “. Per affrontare una concorrenza sempre più globale, le imprese italiane fanno leva su prodotti e servizi caratterizzati da alti livelli di qualità (per il 50% del campione), e sulla capacità di variare velocemente la quantità di output, facendo fronte ai picchi produttivi (circa il 40% del campione), o sulla rapidità nella realizzazione di modifiche rispetto alle specifiche di prodotto (lo dichiara un intervistato su 5). La leva del prezzo minore rispetto alla concorrenza è sottolineata solo dal 13% delle aziende.
Nell'auto crescono i BRIC. Per quanto concerne l'andamento dell'industria automobilistica a livello mondiale, il settore è tornato rapidamente sul sentiero di crescita di medio periodo grazie al positivo contributo dei paesi emergenti: l'anno scorso sono state prodotte 77,6 milioni di autovetture (+25,7% rispetto al 2009) e le immatricolazioni sono cresciute del 14% a 69 milioni di unità. La Cina si conferma il primo mercato e la prima industria dell’auto, ma sono in crescita anche Brasile (in quarta posizione come mercato, in sesta come numero di autoveicoli prodotti) e India (rispettivamente in sesta e settima posizione). Fra i primi quindici produttori al mondo figurano anche Messico, Thailandia, Iran e Russia.
Italia al palo. Perde invece terreno il mercato italiano: l'anno scorso la produzione è rimasta stabile, sotto le 900mila unità, come risultato della flessione di autovetture assemblate (-13,3%) e da un recupero dei veicoli industriali (+21,3%) e dei commerciali leggeri (+49,3%). Significativa è la perdita di posizioni nella classifica mondiale, dove l’Italia è passata dall’undicesimo posto del 2000 (con 1,7 milioni di autoveicoli prodotti) al diciannovesimo posto del 2010. L’arretramento è avvenuto anche nel continente europeo: dopo il quinto posto del 2000, si è vista progressivamente superare da Russia, Turchia, Repubblica Ceca e Polonia. Per il 2011, Anfia non prevede una ripresa della produzione finale.
La ricerca, curata da Step Ricerche, si è basata su 290 questionari compilati dalle imprese e sull’analisi dei bilanci di 2.327 società di capitale.
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