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Gita Holding

Su Gita, Romani rassicura i sindacati

23 dicembre 2010 - Cauto ottimismo sulla conclusione della vicenda Vinyls Italia dopo l'incontro al ministero. Sono positivi i primi commenti a caldo dei rappresentanti del lavoratori della chimica invitati a Roma dal Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani per fare il punto sulle trattative in corso per la cessione di Vinysl Italia al fondo svizzero Gita Holding, i cui rappresentanti erano presenti alla riunione. Trattative che hanno subìto un'accelerazione martedì scorso con la firma del pre-accordo tra Gita e Syndial su alcuni assets strategici a monte della filiera del CVM-PVC. I tempi dell'accordo. Al termine dell'incontro, il Ministro dello sviluppo economico ha ribadito che, già a partire da oggi, saranno pagati stipendi e tredicesime ai lavoratori. Romani ha anche indicato le date chiave della trattativa: entro il 30 gennaio 2011 sarà sottoscritto il contratto definitivo tra ENI e Gita sulla base del protocollo siglato martedì scorso. Il 15 febbraio sarà presentata dalla società svizzera l’offerta definitiva per l’acquisizione degli assets Vinyls Italia ed entro il 10 marzo sarà definito il closing per il passaggio di proprietà degli impianti. Ma le linee, considerando i tempi di start-up, potrebbero essere riavviate già a partire da febbraio. Rassicurata la Filctem. “La soddisfazione sul merito è tanta, la cautela è d'obbligo - è il commento di Alberto Morselli, segretario di Filctem-Cgil - Il ministro Romani ci ha rassicurato sulla credibilità degli investitori del fondo Gita sottolineandone la loro natura di imprenditori. Bene, ci auguriamo tutti che siano animati da intenzioni serie. In tal caso li sosterremo pienamente e lealmente per il rilancio produttivo della chimica e per la valorizzazione dei lavoratori che tornano a produrre”.Morselli ha ribadito la necessità di conoscere il piano industriale presentato dal fondo elvetico ai tre commissari straordinari di Vinyls Italia. Piano che "dovrà garantire sia i livelli occupazionali che produttivi", ha ricordato. Quindi ha aggiunto: "Certo, la soddisfazione per una vertenza strategica che si avvia a soluzione mette anche in luce il rammarico per l'assenza dell'imprenditoria italiana, troppo spesso incapace di proporsi per un vero e proprio progetto industriale, che invece è stato colto ancora una volta - e con lungimiranza - da imprenditori stranieri". Tavolo nazionale della chimica. Soddisfatto delle parole del Ministro anche il segretario nazionale dell'Ugl Chimici, Luigi Ulgiati: "Gli impianti dovrebbero ripartire nel febbraio 2011. Ora ci aspettiamo la presentazione del piano già a gennaio e che tutti i passaggi siano monitorati costantemente”. I sindacati hanno inoltre chiesto a Romani la riapertura del tavolo nazionale della chimica "per affrontare in modo sistemico tutte le crisi del settore". Giù dalle torri. Segnali di distensione vengono anche da Porto Marghera, dove gli operai che occupavano alcune installazioni del petrolchimico, tra cui le torce e il ponte Bossi, hanno deciso di sospendere la protesta.

ENI e Gita trovano un'intesa

22 dicembre 2010 - Più vicina la cessione di Vinyls Italia al fondo svizzero. Il piano illustrato oggi ai sindacati. Accordo raggiunto ieri, al Ministero dello Sviluppo economico, tra ENI è il fondo svizzero Gita, per la cessione di alcuni assets nel clorosoda della controllata Syndial, ritenuti indispensabili per garantire l'approvvigionamento di materie prime agli impianti a valle nella filiera del PVC. Pre accordo per gli assets Syndial. Si tratta, a quanto si apprende dalle agenzie di stampa, di un accordo preliminare, che spianerebbe però la strada all'acquisizione, da parte del fondo svizzero, di Vinyls Italia, oggi in amministrazione straordinaria, e alla riaccensione degli impianti CVM-PVC di Porto Marghera, Ravenna e Porto Torres. Il Ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani si è detto convinto che l'operazione si possa concludere con successo entro il mese di febbraio. “Mi auguro che i dipendenti che fino ad oggi stavano al freddo si sentano rassicurati", ha commentato riferendosi agli operai Vinyls che dal 13 dicembre presidiano le torce del petrolchimico di Porto Marghera."Abbiamo delineato il perimetro di vendita, il prezzo e la data entro la quale tutto deve essere concluso - ha spiegato al termine dell'incontro Leonardo Bellodi di Syndial -. Non abbiamo trovato nessun ostacolo insormontabile e per questa ragione abbiamo firmato un memorandum d'intesa che andremo a finalizzare nelle prossime settimane". Nell'ambito degli accordi, Syndial avrebbe preteso garanzie da Gita sui livelli occupazionali e produttivi per almeno quattro anni. Riunione con i sindacati. Oggi il Ministro Romani incontrerà i sindacati e i rappresentanti degli enti locali per illustrare il contenuto degli accordi e fare il punto sul futuro della società. Si dovrebbero quindi conoscere i punti principali del piano industriale presentato da Gita e – si augurano i sindacati – anche qualche dettaglio sulla composizione della cordata finanziaria e industriale che sta dietro al fondo costituito qualche mese fa in territorio elvetico proprio in vista dell'acquisizione di Vinyls.

Chimica italiana al tramonto?

14 dicembre 2010 - Vinyls Italia e Terni: due crisi annunciate. E la soluzione non sembra a portata di mano. Due casi emblematici delle difficoltà, per non parlare di stato comatoso, della chimica italiana: il tentativo di salvare in extremis il ciclo CVM-PVC di Vinyls Italia – ormai fermo da mesi e prossimo al collasso - e il futuro dell'impianto ternano per polipropilene (una delle culle del polimero inventato da Natta) che LyondellBasell ha annunciato all'inizio dell'anno di voler chiudere e che poi ha effettivamente fermato. Casi all'apparenza molto diversi tra loro: nel primo è difficile trovare un potenziale acquirente disposto ad imbarcarsi in un'avventura industriale che appare rischiosa e incerta; nell'altro è l'acquirente che non trova disponibilità nel venditore, che ragionevolmente non vuole crearsi, di punto in bianco, un nuovo concorrente sul mercato nazionale. Casi diversi solo all'apparenza. Alla base delle due crisi – ma il problema coinvolgerà prima o poi anche altri poli storici della petrolchimica nazionale – c'è il disinteresse coltivato colpevolmente per anni verso le sorti di un settore che a parole tutti definiscono strategico per il paese – e infatti lo è – ma che nei fatti viene lasciato lentamente marcire; e non è facile capire se si tratta di disattenzione, incapacità o di caparbia volontà di eutanasia. Forse bisogna partire dalle basi, dall'inconscio collettivo di una nazione che non sa più disegnare il suo futuro, che non sa più cosa vuol fare da grande: restare nel giro dei grandi produttori manifatturieri, diventare una disneyland del turismo internazionale, vivere di rendite e pensioni. Tutto è lecito, basta decidersi e perseguire con determinazione l'obiettivo.Certo è che i segnali, a volerli cogliere, non sono mancati: a Porto Marghera, già ai tempi di Ineos – e prima ancora di EVC – si lamentava la mancanza di un piano industriale per l'area, di una politica di sostegno verso un settore nodale per i settori a valle, o anche solo delle autorizzazioni necessarie per mantenere vitale il polo, che se non si può né far crescere, né modernizzare, è inevitabilmente destinato al declino.Se l'immobilismo poteva essere sopportabile, o anche solo inavvertibile, prima della globalizzazione, oggi che i paesi emergenti fanno a gara per accaparrarsi gli investimenti dei grandi big della chimica, l'inerzia colpevole o incolpevole equivale nei fatti a un rifiuto. Perché – potrebbe chiedersi un gruppo chimico internazionale - investire oggi in Italia milioni di euro, sapendo che poi occorreranno anni per avere anche solo un autorizzazione, quando in Cina o in Medio Oriente, nello stesso tempo che da noi serve per ottenere un misero pezzo di carta, si può erigere, collaudare e avviare un impianto world-scale? Già, perché? Colpisce quindi non tanto che Vinyls Italia sia oggi in amministrazione straordinaria o che l'impianto di Terni sia in via di chiusura, ma che vi sia ancora un barlume d'interesse da parte di qualche imprenditore o cordata ( in questo caso possiamo escludere casi di isolata pazzia) verso questi dinosauri tecnologici difficili da alimentare e da curare, costosi e lenti, che di punto in bianco possono far finire in galera per reati ambientali - magari perpetrati nel secolo scorso - i loro custodi. Nel caso di Porto Marghera, poi, c'è l'incognita del futuro di un sito che non si capisce quanto a lungo resterà industriale, né quali siano i progetti di sviluppo post-industriale. E' quindi lecito chiedersi chi vi sia dietro il misterioso fondo svizzero che si è offerto di prendersi carico non solo degli impianti Vinyls, ma anche alcuni assets a monte, oggi in mano al gruppo ENI. Filantropia, superficialità, errore di valutazione? Non nel mondo della finanza internazionale, non in questo secolo. E se invece il ciclo del PVC in Italia ha ancora un appeal economico, perché non abbiamo assistito ad una corsa ad accaparrarsi gli impianti? Perché qualche cordata di imprenditori nazionali non si è fatta avanti, come invece è accaduto nel caso delle ultime liberalizzazioni (trasporti, autostrade, energia)? In questo scenario, anche solo l'accelerazione delle trattative finisce per risultare sospetta: prima di Gita, il gruppo arabo Ramco si era avvicinato ai reattori, ma aveva fatto un repentino dietro front dopo le trattative iniziali. Oggi, invece, dopo un paio di incontri, sembrano essere tutti d'accordo. Ma siamo a dicembre e i miracoli – a Natale, e quando si avvicinano le elezioni - possono sempre accadere. di Carlo Latorre - Direttore editoriale Polimerica

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