Stati Uniti e Unione europea cercano di difendere i produttori locali dalla concorrenza asiatica.
25 agosto 2015 05:10
I produttori occidentali di PET stanno subendo da qualche tempo la forte concorrenza dei produttori asiatici e mediorientali, non sempre giustificata da una maggiore efficienza produttiva. Tanto che gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno deciso di aumentare i dazi compensativi (countervailing duties, CVD) per il PET proveniente da alcuni paesi e fornitori specifici.
In dettaglio, il Dipartimento per il commercio statunitense ha deciso nei giorni scorsi, in base alle risultanze di indagini preliminari, di aumentare i dazi compensativi sulle importazioni di PET dalla Cina, passati dal 4,27% al 18,88%, e dall’India, dal 5,5% al 115,04%. Le misure hanno effetto immediato per una durata di cinque anni. Sempre negli Stati Uniti, sono in corso indagini in vista di possibili dazi antidumping per le importazioni di PET da Cina, India, Oman e Canada, il cui annuncio è atteso nell’ultima parte dell’anno.
Le importazioni di PET negli USA provenienti da Cina, India e Oman sono cresciute dal 2012 al 2014 da 108 a 190.000 tonnellate annue.
Anche l’Unione Europea ha deciso di rivedere verso l’alto i dazi compensativi, fino al 2018, nei confronti di due produttori indiani di PET: Reliance Industries (69,39 euro a tonnellata) e Dhunseri Petrochem (35,69 euro/ton).
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