11 gennaio 2016 14:46
Si terrà domani, 12 gennaio, a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, presente il ministro Federica Guidi, un incontro tra ENI e i sindacati per affrontare il delicato tema del futuro della chimica italiana, alla luce della possibile dismissione di Versalis. A dare l’annuncio del vertice, al quale è atteso l’AD di ENI Claudio Descalzi, sono i sindacati, che hanno indetto un presidio dei lavoratori sotto la sede del ministero.
La vertenza riguarda gli stabilimenti di Porto Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna, Brindisi, Priolo, Ragusa, Porto Torres, nonchè il Centro ricerche, per un totale di 6000 lavoratori tra diretti e indiretti.
All’ipotesi di vendita, “il sindacato non ci sta - si legge in una nota diffusa da Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil - e intende contrastare il piano di Eni che prevede la cessione di quote di maggioranza detenute da Versalis ad un fondo finanziario, SK Capital, del tutto inadeguato di fronte all’impegno richiesto dall’acquisto di Versalis stessa: infatti i numeri, e non le parole, dicono che SK Capital ha investito 1,5 mld dal 2009 ad oggi, mentre solo per l’acquisto di Versalis dovrebbe investire una cifra analoga”.
OPERAZIONE DI SVENDITA. “Se il Governo dovesse dare via libera a questa operazione di svendita, magari per qualche decimale di dividendo straordinario, si assumerebbe la responsabilità di scrivere la parola ‘fine' alla storia della chimica italiana - affermano congiuntamente Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani, rispettivamente segretari generali di Filctem, Femca, Uiltec -. Inoltre, il Presidente del Consiglio dovrebbe spiegare agli italiani come sia stato possibile presentarsi alla Conferenza sul clima di Parigi, forte dei propri campioni nazionali di sostenibilità, Eni in testa, pur nella piena consapevolezza che i possibili subentranti escludono investimenti nella ‘chimica verde' per concentrarsi esclusivamente in quel che resta della chimica tradizionale, con un forte rischio di spezzettamento dell’azienda”.
“Noi siamo decisamente contrari al ridimensionamento della chimica italiana – concludono i segretari – ma non siamo statalisti, ritenendo anche possibili quote di partecipazione ma finalizzate al rilancio di Versalis. Alla morte annunciata della chimica per via della decisione del Consiglio di amministrazione di Eni noi non ci stiamo, ed è per questo che chiediamo al Governo e alla politica di sostenere la nostra posizione industriale per il bene del Paese”.
PALETTI RIGIDI. Sulla possibile cessione di una quota di Versalis ad un partner straniero, erano intervenuti a dicembre Daniele Ferrari (nella foto) e Claudio Descalzi, rispettivamente AD di Versalis e CEO di ENI, confermando l’esistenza di trattative, ma smentendo di aver già raggiunto un accordo. “Continueremo ad investire in questa attività, su cui dovremmo iniettare altri 1,2 miliardi nei prossimi tre anni - aveva affermato Descalzi -. Cerchiamo un compagno di viaggio, ma resteremo nella società e il partner dovrà sottostare a paletti rigidi: seguire il nostro piano industriale per i prossimi due anni, mantenere intatto il contesto industriale per cinque anni, non toccare le persone per tre anni, mantenere la società italiana, con nome italiano”.
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