28 novembre 2017 07:40
La società di consulenza tedesca nova-Institute ha elaborato una mappa con le bioraffinerie attive in Europa, suddivise per tipo di biomassa utilizzata per produrre biocarburanti e intermedi della chimica verde.
Nella cartina sono riportati 224 impianti: 63 di questi partono da zuccheri e amidi per produrre bioetanolo e derivati chimici; oltre un centinaio utilizzano invece oli e grassi per ottenere biodisel (63), oppure prodotti olechimici (54).
Le bioraffinerie alimentate da legna sono invece 25, escluse quelle che producono esclusivamente polpa per carta. Ce ne sono poi 5 che trattano lignocellulosa non da origine legnosa e 13 bioraffinerie alimentate da rifiuti organici.
La biomassa utilizzata è legata al territorio e così non stupisce che la distribuzione delle diverse tipologie di bioraffineria non sia omogenea a livello geografico: quelle che partono da legno e derivati sono localizzate soprattutto in Nord Europa, mentre zuccheri e amidi sono utilizzati prevalentemente in Francia, Belgio, Germania e Ungheria. In Italia, a prevalere sono le biomasse oleose.
Il censimento delle bioraffinerie europee, condotto la scorsa estate, è stato promosso dal Bio-based Industries Consortium (BIC). Considerando che il settore è in continua espansione, nova-Institute ha in programma di aggiornare la mappa su base annuale.
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