17 aprile 2018 07:52
Alla crescente presenza di plastica non biodegradabile nelle frazioni di rifiuto organico raccolto in via differenziata è stata dedicata una sessione della Kasseler Abfall- und Ressourcenforum 2018, conferenza tedesca di waste management, giunta alla sua trentesima edizione, in cui si sono confrontati i rappresentanti delle associazioni nazionali dei compostatori di Germania, Austria, Svizzera e Italia, i quattro Paesi europei con la più lunga e radicata esperienza nel settore della raccolta della frazione organica in Europa.
Alla luce delle politiche sull’economia circolare e della priorità attribuita al recupero della frazione organica, la raccolta differenziata dell’umido diventerà obbligatoria dal 2023 a livello UE - segnala Novamont, tra i promotori della conferenza tedesca -. Il tema della crescente contaminazione da plastiche non compostabili, soprattutto nei grandi centri urbani, sta diventando quindi una priorità per molti Paesi europei.
La sessione intitolata “Il problema delle plastiche nell’organico e nel compost – Confronto tra situazione attuale e soluzioni in quattro paesi europei” si è tenuta mercoledì 11 aprile presso il Kongress Palais Kassel, con la partecipazione di Hubert Seiringer,del KBVÖ - Associazione Compostatori Austriaci, Marco Ricci Jürgensen, del CIC – Consorzio Italiano Compostatori, di Konrad Schleiss di Biomasse Suisse e di Bertram Kehres di BGK - German Compost Quality Association.
LIVELLI DI CONTAMINAZIONE IN ITALIA. Oltre ad illustrare il sistema italiano, il CIC-Consorzio Italiano Compostatori ha presentato i risultati delle 45 analisi effettuate su 27 impianti (15 di compostaggio, 12 di digestione anaerobica e compostaggio) nell’ambito del progetto “Di che plastica 6”, svolto in collaborazione con Assobioplastiche, Conai e Corepla, già illustrati a Milano lo scorso 9 ottobre 2017 (leggi articolo).
I monitoraggi effettuati dal CIC hanno evidenziato che la contaminazione della frazione organica raccolta in Italia ammonta al 4,9%, di cui le sole plastiche non compostabili valgono il 3,1%, oltre due volte più delle bioplastiche (1,4%) conferite in modo corretto nella raccolta differenziata. Inoltre, il 44% dei sacchetti usati per raccogliere i rifiuti umidi sono ancora in plastica tradizionale.
L'AUSTRIA GUARDA AI BIOSHOPPER. Situazioni analoghe si registrano anche negli altri paesi europei, alcuni dei quali stanno correndo ai ripari. In Austria, con il supporto del Ministero per ambiente, agricoltura e turismo, KBVÖ sta lanciando la campagna “Tutto nel Bio – Alleanza per un’Austria libera dai sacchi di plastica”. L’obiettivo è introdurre nel paese una legge che vieti la commercializzazione di shopper monouso e dei sacchi per frutta e verdura di plastica non compostabile, analogamente a quanto è stato già fatto in Italia ed in Francia e che, dal 2020, sarà esteso anche in Spagna, nella speranza di ottenere sensibile miglioramento nella qualità della frazione organica. Il progetto di legge è stato presentato da Hubert Seiringer, presidente di KBVÖ - Kompost- und Biogasverband Österreich -, l’associazione nazionale austriaca per la produzione di compost e biogas che raggruppa 486 gestori di impianti e altre 56 aziende in Austria. Seiringer ha anche affermato che l’iniziativa sarà presentata ufficialmente nelle prossime settimane in una conferenza stampa congiunta con il governo austriaco a Vienna.
La campagna ha trovato il pieno supporto anche di Konrad Schleiss di Biomasse Swisse, il quale ha dichiarato che l’iniziativa austriaca sul sacco frutta e verdura compostabile potrebbe essere estesa agli altri paesi del Continente per diventare un’iniziativa europea.
SITUAZIONE IN GERMANIA E AUSTRIA. I dati delle analisi merceologiche condotte in Svizzera e in Germania mostrano un livello di contaminazione da plastiche del prodotto finale, superiore nel digestato degli impianti di digestione anaerobica rispetto al compost prodotto negli impianti di compostaggio tradizionali. In Svizzera, nel 2017 il 73,3% dei campioni di compost analizzato è risultato idoneo mentre solo il 50% dei campioni di digestato ha superato il test di qualità.
In Germania, nello stesso anno, non soddisfavano i criteri di qualità l’8,7% dei campioni di compost e il 10,8% dei campioni di digestato (i dati non sono però confrontabili in quanto il criterio svizzero è più restrittivo).
La ragione è da ricondurre ai sistemi di pretrattamento più intensivo presenti negli impianti di digestione anaerobica che tendono a frammentare maggiormente le plastiche che entrano nel sistema andando ad inquinare il compost. Di qui la considerazione unanime che uno degli obiettivi principali nella raccolta differenziata della frazione organica per la produzione di ammendanti idonei all’utilizzo in agricoltura deve essere quello di garantirne la qualità, eliminando quanto più possibile la plastica non compostabile già a monte dei processi di trattamento.
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