Con un nuovo decreto (
DPCM del 22 marzo 2020), il Governo ha deciso di
fermare fino al
3 aprile 2020 tutte la attività ritenute
non strategiche, autorizzando solo quelle essenziali: le più ovvie sono connesse a logistica e trasporti, supermercati e farmacie, produzione di farmaci, articoli sanitari e medicali, energia e agroindustria, servizi bancari, postali e finanziari. Le attività professionali sono consentite dal decreto governativo, ma non dall’ordinanza della
Regione Lombardia pubblicata due giorni fa.
Per quanto concerne le
attività industriali, nell’elenco delle classi Ateco ritenute strategiche ed essenziali (
lista completa in allegato) ci sono la fabbricazione di
articoli in gomma (22.1) e in
plastica (22.2),
prodotti chimici (20),
tessuti non tessuti e relativi articoli (13.95), articoli tessili tecnici ed industriali. Consentite anche la riparazione e manutenzione di macchine per le industrie chimiche, petrolchimiche e petrolifere (33.12.53), la costruzione di
macchine per l’industria delle
materie plastiche e della
gomma, incluse parti e accessori (28.96) e le attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei
rifiuti, compreso il recupero del materiale (38).
Le imprese non considerate essenziali, devono completare le attività necessarie alla sospensione entro il
25 marzo 2020, compresa la spedizione della merce in giacenza - recita il decreto - “Le attività sospese possono comunque
proseguire se organizzate in modalità
a distanza o lavoro agile”.
"È la crisi più difficile che il paese sta vivendo dal secondo dopoguerra - ha spiegato il Presidente del Consiglio
Conte -. Abbiamo quindi deciso di chiudere in tutta Italia ogni attività produttiva che non sia cruciale, indispensabile, a garantirci beni e servizi essenziali” "Al di fuori delle attività essenziali - ha aggiunto - consentiremo solo il lavoro in modalità smart working e attività produttive rilevanti per il Paese.
Rallentiamo il motore produttivo del paese ma non lo fermiamo. Non è una decisione facile, ma si rende necessaria oggi per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia”.
Confindustria, per bocca del presidente
Vincenzo Boccia, afferma di aver accolto “con senso di responsabilità” la decisione del Governo, pur chiedendo di "consentire la prosecuzione di attività non espressamente incluse nella lista, ma
funzionali alla continuità di quelle ritenute essenziali, e delle attività che
non possono essere interrotte per ragioni tecniche”.
Meno accomodanti i
sindacati, che temono il proseguimeto di attività anche non strettamente necessarie. In una nota, Cgil Cisl e Uil invitano i lavoratori dei settori presenti nel decreto, "che non rispondono alle caratteristiche di attività essenziali e, in ogni caso, in tutti quei luoghi di lavoro ove non ricorrano le condizioni di sicurezza definite nel Protocollo condiviso del 14 marzo 2020, a mettere in campo tutte le
iniziative di lotta e di mobilitazione fino alla proclamazione dello
sciopero". Chiedono, inoltre, un incontro urgente al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell’economia e delle finanze finalizzato a
modificare l’
elenco di codici
Ateco contenuti nell’allegato 1 al DPCM del 22 marzo 2020.
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