11 settembre 2020 08:55
L’industria nazionale nello scenario post-Covid19 è al centro del nuovo Rapporto Export di SACE “Open (again)” che intravvede nelle esportazioni il motore della ripartenza.
Secondo gli analisti, le esportazioni quest’anno potrebbero segnare una flessione consistente, intorno al -11% per complessivi 422 miliardi di euro - peggior risultato dal 2009, quando le nostre vendite all'estero calarono del -20,9% -, per risalire del +9,3% nel 2021 e del +5,1% in media nel biennio successivo (ben oltre il 3% medio annuo del periodo 2012-2019), quindi raggiungere i 510 miliardi di euro nel 2023.
GEOGRAFIA E SETTORI. Secondo il rapporto SACE, la ripartenza sarà a macchia di leopardo, sia per aree geografiche che per settori. Europa occidentale e Nord America– che insieme rappresentano oltre il 60% delle vendite estere italiane – registreranno quest’anno la contrazione più marcata (con una flessione media dei Paesi europei del -11,4%, mentre Stati Uniti e Canada del -9,8%) e un rimbalzo che, seppur rilevante, non permetterà di superare i livelli pre-crisi prima del 2022. Tra i settori a maggior potenziale sono segnalati farmaceutica, alimentari e bevande negli Stati Uniti, apparecchiature medicali in Germania, energie rinnovabili nel Nord Europa.Più reattiva - sostengono gli analisti - la ripresa dell’export italiano verso l’Europa emergente e l’area CSI, dove - anche grazie a una flessione relativamente contenuta nel 2020 (-8,1%) -, le nostre vendite ritorneranno sui livelli ante Covid-10 già l’anno prossimo. I principali settori sono quello degli apparecchi elettrici in Polonia, la sanità in Russia, meccanica e infrastrutture in Ucraina e Uzbekistan.
Si tornerà ai livelli del 2019 già l’anno prossimo, grazie ad una crescita del +9,5% anche in Medio Oriente e Nord Africa, mentre l’Asia presenta un quadro più sfaccettato: le previsioni nel 2020 sono negative (-10,9%) e riflettono le stime sull’andamento del Pil della regione, che interromperà due decenni di forte crescita. Nonostante lo shock, si prevede un ritorno alla crescita per i Paesi asiatici già nel 2021, e un aumento dell’export italiano verso l’area del +9%. I settori più dinamici per il nostro export verso l’Asia saranno salute e farmaceutica in Cina, food processing in India, energie rinnovabili in Thailandia, alimentari e bevande in Giappone.
Infine, in America Latina le esportazioni verso le sei più grandi economie sono attese in calo quest'anno in media del -8,2% ma nel 2021 è prevista una ripresa media del +7,5%. Si segnalano life science in Brasile, infrastrutture in Messico, trasformazione alimentare in Cile, agribusiness in Perù, energie rinnovabili in Colombia.
SCENARI ALTERNATIVI. Lo studio di SACE simula anche due scenari di previsione meno favorevoli, in relazione alla durata e alla intensità dello shock sull’economia globale e, di riflesso, sulle esportazioni italiane.
Il primo considera l’eventualità che, in risposta a un innalzamento dei casi di Covid-19, venga istituito un nuovo lockdown su scala globale nei primi mesi del 2021, mentre un secondo scenario alternativo ipotizza che le restrizioni all’attività economica e le misure di distanziamento sociale attualmente in essere in molte geografie siano allentate in maniera più lenta e graduale rispetto allo scenario base.
In entrambi i casi si accentuerebbe il crollo dell’export italiano, che nel 2020 segnerebbe, rispettivamente, -12% e -21,2%. Il 2021 non sarebbe più un anno di “rimbalzo”, ma vedrebbe una crescita ancora negativa nel primo e soltanto lievemente positiva nel secondo scenario alternativo, lasciando il pieno recupero dei valori esportati nel 2019, in entrambi gli scenari, concretizzarsi non prima del 2023.
Per informazioni: Rapporto Export di SACE “Open (again)”
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