Sostenibilità, innovazione e valore socio-economico.
11 maggio 2009 23:00
La crisi finanziaria che ha colpito il mondo intero negli ultimi mesi ha probabilmente messo in rilievo l’importanza di un’economia reale, basata una produzione e su un’industria manifatturiera, in particolare a livello di piccole e medie imprese, quale è quella italiana.Proprio da questa crisi finanziaria potrebbe però partire un rilancio degli investimenti in attività industriali che, sebbene più votati a un ritorno economico sul lungo termine, possono offrire maggiori garanzie di trasparenza, sviluppo reale e innovazione, rispetto a investimenti di natura squisitamente finanziaria. Per l’economia italiana, questo vale sia a livello di industria di base, chimica compresa, che dovrebbe mantenere criteri di efficienza e competitività a livello internazionale, sia di PMI.
Ma se la grande industria, per sua natura, può mettere in atto azioni che la rendano economicamente competitiva e sviluppare prodotti sempre più innovativi; ciò è più complicato per le PMI, che sono caratterizzate in Italia per lo più da piccole dimensioni. Per poter sopravvivere, le PMI necessitano di un supporto istituzionale, sia a livello nazionale che locale, che possa garantire un ambiente favorevole allo sviluppo, alla crescita e alla competizione sui mercati aperti.
Ciò vale in particolare per quelle filiere che, come quella del PVC, hanno intrapreso un proprio percorso innovativo sia dal punto di vista di prodotto che dal punto di vista ambientale.
Innovazione di prodotto, garanzie di sicurezza per il consumatore e sostenibilità possono costituire oggi un vantaggio competitivo sui mercati, ma questi sforzi compiuti dalle piccole e medie imprese italiane dovrebbero ancor più essere sostenuti a livello istituzionale se l’obiettivo è quello di una sempre migliore sostenibilità e competitività delle nostre produzioni sia sul mercato nazionale (per ridurre l’import) che sul mercato europeo/mondiale (per aumentare l’export).
Innovazione e sostenibilità della filiera del PVC
In Italia, la filiera di trasformazione del PVC, ed in particolare le aziende che hanno aderito al Centro di Informazione sul PVC, con il supporto naturale delle grandi aziende di produzione del polimero, è fortemente impegnata nell’innovazione dei propri prodotti sia a livello di innovazione delle tecniche di produzione e prestazioni del prodotto, che di innovazione “ambientale”.
Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, se gli aspetti più propriamente tecnico/prestazionali dei prodotti ed il relativo know-how sono e devono rimanere patrimonio delle singole imprese per ragioni di corretta competitività, il supporto da parte delle associazioni di filiera come il Centro, può focalizzarsi tentativamente sul facilitare l’accesso a finanziamenti per l’innovazione anche europei, cercando di superare le difficoltà legate alle piccole dimensioni e alla mancanza di risorse adeguate alla gestione interna.
Invece, per quanto riguarda l’innovazione “ambientale”, l’industria del PVC ha creato ormai da otto anni un suo protocollo di comportamento a livello europeo, confluito in “Vinyl 2010”, per una sempre maggiore “sostenibilità” dei prodotti e delle produzioni. Sostenibilità da raggiungere in particolare attraverso l’utilizzo di sostanze sempre più sicure e la riduzione/riciclo dei rifiuti post consumo.
In linea con Vinyl 2010, anche il Centro di Informazione sul PVC ha sviluppato un proprio progetto, di cui sono attori principali le stesse aziende di trasformazione socie del Centro. Perno di questo progetto è la consapevolezza che l’industria del PVC deve continuare a farsi parte sempre più attiva, anche attraverso la rappresentatività delle sue associazioni di filiera come il Centro di Informazione sul PVC, sia nelle scelte politiche in campo industriale sia, soprattutto oggi, in campo ambientale, anticipando le leggi e le norme in arrivo, promuovendo scelte che diventeranno comunque obbligatorie nel breve o medio periodo.
L’innovazione ambientale nella trasformazione del PVC
Il Regolamento Europeo Reach, nato per tutelare la salute e l’ambiente attraverso una sistematica valutazione dei rischi delle sostanze definendone allo stesso tempo le modalità d’uso, può rappresentare forse un punto di svolta nella percezione delle sostanze chimiche presso il consumatore finale.
Le sostanze potranno essere utilizzate solo se non pericolose, e se pericolose solo se opportunamente autorizzate per quello specifico uso. Per questo il Regolamento, una volta attuato, costituirà una garanzia per i consumatori ma anche per l’industria, che non potrà più essere accusata di non essere sensibile all’ambiente e di utilizzare inutilmente sostanze pericolose. Allo stesso modo, utenti e opinione pubblica potranno finalmente guardare al PVC nella sua vera veste di materiale versatile, che nelle sue diverse applicazioni garantisce non solo elevate caratteristiche prestazionali ma anche un alto livello di sostenibilità ambientale.
Oggi il PVC può essere considerato come una vera propria miscela formata dal polimero e da altre sostanze che conferiscono le caratteristiche idonee alle applicazioni desiderate. È chiaro quindi che l’utilizzo di prodotti in PVC, realizzati con formulazioni in linea con il Reach, potranno essere considerati sicuri e sostenibili in termini di impatto ambientale e di salute dell’uomo, con la certezza che giunti a fine vita saranno riciclabili e con la piena trasparenza della tracciabilità dei singoli componenti.
Da molti anni la filiera del PVC ha impegnato ricerca e sviluppo per garantire massima sicurezza e tutela della salute dei consumatori, anticipando in qualche caso l’attuale Regolamento Reach emesso dalla Commissione Europea proprio per “assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente”. Ne sono un esempio i “Marchi volontari di Qualità e Sostenibilità” per diverse applicazioni, messi a punto dal Centro di informazione sul PVC assieme alle aziende associate, con l’obiettivo di garantire le istituzioni, il pubblico ed il consumatore sulla “qualità” dei manufatti e la “sostenibilità” delle produzioni e delle sostanze utilizzate e presenti nel prodotto finito. Informazioni di dettaglio sui Marchi volontari del Centro sono disponibili direttamente sul sito www.pvcforum.it
La maggioranza delle aziende associate al Centro ha aderito ai Marchi garantendo, con differenziazioni a seconda del tipo di applicazione, l’assenza di sostanze considerate oramai da tutti “pericolose”, quali alcuni ftalati o i metalli pesanti incluso il piombo.
Il ruolo delle Istituzioni
È auspicabile che le Istituzioni Italiane a livello locale e nazionale incoraggino le aziende di trasformazione del PVC ad impegnarsi ulteriormente nell’innovazione ambientale dei propri prodotti, valorizzando le specificità delle PMI italiane e dando supporto alle proposte di innovazione da esse presentate aventi come obiettivo un maggior rispetto dell’ambiente e dei consumatori.
Un arena di primaria importanza in tal senso è costituita da tutti quei contesti decisionali quali Ecolabel, Green Public Procurement, attraverso cui si vorrebbero definire standard di “sostenibilità” dei prodotti. Purtroppo i criteri di sostenibilità definiti all’interno di tali strumenti di normazione non sempre vengono basati su dati scientifici e talvolta denotano una scarsa sensibilità sui vantaggi che una scelta non corretta potrebbe dare ai produttori extra UE, che sostituiscono gli articoli prodotti in Europa con altri articoli che non sempre garantiscono il consumatore in termini di prestazioni e/o sicurezza.
La valorizzazione di prodotti sostenibili potrebbe quindi avvenire attraverso un forte supporto alla creazione di “Marchi volontari di sostenibilità” del tipo di quelli promossi dal Centro di Informazione sul PVC, creando un sistema virtuoso per l’innovazione “ambientale” e per la competitività delle nostre aziende e dei nostri prodotti.
I numeri della filiera del PVC In Italia
L’industria di trasformazione del PVC è per l’Italia una forte realtà produttiva.
Un’indagine promossa dal Centro di Informazione sul PVC sulla filiera produttiva del PVC in Italia ha permesso di stimare in:
- oltre 1.000 il numero di aziende coinvolte nella filiera di produzione/trasformazione;
- 50.000 gli addetti o direttamente coinvolti nel sistema produttivo (ca. 25.000) o nell’indotto e nei settori a valle (altri ca. 25.000);
- oltre 8.000 ml € il fatturato annuo;
- circa 1 milione le tonnellate di PVC trasformato (secondo solo alla Germania).
Il Centro di Informazione sul PVC è l’associazione che raggruppa i più importanti produttori di PVC polimero ed additivi ed oltre 100 aziende di trasformazione del PVC.
Approfondimenti su www.pvcforum.it
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