L'industria di trasformazione del PVC, nonostante la crisi economica degli ultimi anni e la scomparsa dell'unico produttore di PVC polimero, è sempre una forte realtà produttiva italiana.
1 novembre 2011 10:45
Un'indagine promossa nel 2011 dal PVC Forum Italia sulla filiera produttiva del PVC in Italia ha confermato l'importanza della filiera nonostante una riduzione del fatturato e dell'occupazione rispetto ad un'indagine simile effettuata nel 2002. Per il 2010 i numeri del PVC in Italia sono stimati in:
- circa 1.000 aziende coinvolte nella filiera di produzione/trasformazione del PVC a cui devono aggiungersi una moltitudine di piccole aziende che utilizzano i manufatti in PVC;
- circa 44.500 addetti direttamente coinvolti nel sistema produttivo (ca. 21.500) o nell'indotto e nei settori a valle (altri 23.000 ca.);
- circa 3.500 milioni di Euro il fatturato annuo relativa alla sola area di trasformazione primaria;
- circa 800.000 le tonnellate di PVC trasformato (un volume secondo solo alla Germania).
In Italia, la filiera di trasformazione del PVC (e in particolare le aziende che hanno aderito al PVC Forum Italia), con il supporto naturale delle grandi aziende di produzione del polimero, continua ad essere impegnata nell'innovazione dei propri prodotti sia a livello tecnico e prestazionale, che ambientale.
Per quanto riguarda l'innovazione tecnologica, se gli aspetti più propriamente tecnico/prestazionali dei prodotti ed il relativo know-how sono e rimangono patrimonio delle singole imprese per ragioni di corretta competitività, il supporto da parte delle associazioni di filiera come il PVC Forum Italia può focalizzarsi sul sostegno alla piccola media impresa favorendone la collaborazione, e cercando di superare le difficoltà legate alle piccole dimensioni e alla mancanza di risorse adeguate.
Per quanto riguarda l'innovazione ambientale, l'industria del PVC ha sottoscritto un Impegno Volontario, realizzato attraverso Vinyl 2010 e continuato per il prossimo decennio con il programma VinylPlus, per una sempre maggiore "sostenibilità" dei prodotti e delle produzioni. Una sostenibilità da raggiungere in particolare attraverso l'utilizzo di sostanze sempre più sicure e la riduzione/riciclo dei rifiuti post consumo.
In linea con Vinyl 2010 e VinylPlus, anche il PVC Forum Italia ha sviluppato un proprio progetto, di cui sono attori principali le stesse aziende di trasformazione associate. Perno di questo progetto è la consapevolezza che l'industria del PVC deve continuare a farsi parte sempre più attiva sia nelle scelte politiche in campo industriale sia, soprattutto oggi, in campo ambientale, anticipando le leggi e le norme in arrivo, promuovendo scelte che diventeranno comunque obbligatorie nel breve o medio periodo.
VinylPlus oltre Vinyl 2010: il futuro del PVC in Europa e in Italia
Grazie al suo Impegno Volontario, l'industria europea del PVC ha migliorato la sua competitività e le prestazioni dei propri prodotti, contribuendo anche alla creazione di una nuova industria più sostenibile e rafforzando la filiera del riciclo in Europa. Sia Vinyl 2010, prima, che VinylPlus oggi, continuano a stimolare le capacità di innovazione delle aziende del settore oltre che la sostenibilità delle produzioni e dei prodotti, rendendo il PVC un materiale sempre nuovo e sempre più coerente con le esigenze della società nel nostro Paese e nel mondo.
Vanno ricordati ad esempio i risultati ottenuti dal programma Vinyl 2010 tra cui il riciclo di oltre 250.000 tonnellate di PVC post consumo nel 2010 oltre che l'eliminazione graduale e la sostituzione di alcuni additivi dal processo di produzione del PVC oggi in anticipo sui tempi previsti in tutta l'Europa dei 27: il cadmio è stato rapidamente eliminato e la sostituzione del piombo, prevista per il 2015, ha già superato ampiamente gli obiettivi intermedi.
Con VinylPlus, l'industria europea del PVC vuole inoltre rispondere alle cinque grandi sfide per lo sviluppo sostenibile della filiera: aumentare significativamente il riciclo del PVC e sviluppare tecnologie di riciclo innovative (con l'obiettivo di arrivare a 800.000 nel 2020); ridurre ulteriormente l'impatto ambientale; assicurare un uso responsabile degli additivi; migliorare l'efficienza energetica nelle fasi di produzione e trasformazione del PVC ed incrementare l'utilizzo di risorse ed energie rinnovabili; promuovere la cultura della sostenibilità nella filiera. A tale fine è prevista anche la definizione di uno specifico marchio di prodotto.
Marchi di prodotto. E proprio a sottolineare la partecipazione attiva delle singole aziende alle sfide indicate dal VinylPlus, verranno definiti specifici marchi di prodotto. Marchi che in Italia sono stati già creati a partire dal 2007 dal PVC Forum Italia. Tali Marchi di qualità, sostenibilità e prestazionali sono di seguito riportati:
Per ulteriori approfondimenti e informazioni sui Marchi e sui criteri stabiliti dai rispettivi Regolamenti di partecipazione si veda anche www.pvcforum.it.
In questo modo a filiera del PVC sta contribuendo e contribuirà sempre più:
- all'ottenimento di prodotti ad elevata prestazione ma a costi accessibili a tutti anche in momenti di crisi economica come quello che si sta vivendo;
- alla riduzione delle emissioni di gas serra;
- all'utilizzo di sostanze sempre più compatibili con l'ambiente e la salute, in alcuni casi anche in anticipo rispetto a quanto è e verrà richiesto dal Regolamento REACH, una volta completamente attuato;
- al Made in Italy;
- all'economia nazionale con le sue oltre 1000 aziende di produzione e trasformazione (a cui devono essere aggiunti gli assemblatori ed i distributori).
Consumo di PVC negli ultimi anni per settore e tecnologia
Di seguito vengono riportati i dati relativi alla trasformazione di PVC in Italia negli anni 2007, 2008 e 2009, 2010 cioè prima e durante l'attuale crisi mondiale. Vengono anche riportate le tonnellate di PVC polimero trasformato in Italia suddiviso per ciascun settore applicativo ed evidenziati quei settori in cui il PVC è particolarmente coinvolto.
Consumo di PVC per tipo e tecnologia (fonte Plastic Consult)
Suddivisione del consumo di PVC per settore applicativo industriale (fonte Plastic Consult)
Il settore dell'edilizia e delle costruzioni è evidentemente al primo posto tra i settori di destinazione del PVC con un 35-36% dei consumi totali di PVC in Italia, seguito dal settore dell'imballaggio pari a 17-18%. L'andamento di questi due settori, in particolare di quello delle costruzioni, sono vitali per la buona salute della filiera.
La produzione di PVC resina nazionale è sempre stata molto inferiore alle necessità della nostra filiera di trasformazione, in particolare negli ultimi anni, causa le note difficoltà dell'unico produttore nazionale. Questa particolare situazione ha sicuramente limitato lo sviluppo e la competitività delle imprese di trasformazione italiane.
Le previsioni di crescita della trasformazione del PVC in Italia
Un'analisi effettuata da PlasticsEurope-ECVM nel giugno 2010 prevedeva la seguente evoluzione del mercato della trasformazione del PVC (calcolata in ton di PVC polimero trasformato in manufatto finito).
Come si vede nel 2010 era stata prevista una forte crescita in paesi dell'area del Pacifico come la Cina ed un lento recupero in Europa, in particolare in Europa Occidentale.
Il trend passato e le previsioni delle quantità di PVC polimero trasformato in Italia (dati e stime Plastic Consult) sono mostrate nel diagramma seguente:
Per ipotizzare il trend della trasformazione in Italia per il periodo 2012-2016, abbiamo prima preso a riferimento le previsioni di crescita 2010 di PlasticsEurope / ECVM in Europa Occidentale ed è stato stimato il corrispondente trend italiano:
Considerando che nel 2011 l'economia mondiale ha subito un rallentamento rispetto ad una previsione 2010 di lento recupero, è difficile immaginare un trend di crescita migliore di quello stimato nel 2010 da PlasticsEurope/ECVM, che parrebbe essere oggi quasi ottimistico qualora non venissero immediatamente attuate drastiche misure di supporto allo sviluppo e alle produzioni .
Aggiornando il trend previsionale in Europa Occidentale nel 2011, Plasticseurope/ECVM ha confermato un riduzione della crescita seppur non significativa che è stata stimato nel periodo 2011-2015 pari a circa 1,3% annuo. Quindi il nuovo trend previsionale in Europa Occidentale e quello di conseguenza stimato per l'Italia dovrebbe essere il seguente:
Ci si è posti a questo punto la domanda se il "sistema Italia", sia come sistema Paese che come sistema Imprese, abbia maggior o minore capacità "reattiva" degli altri paesi dell'Europa Occidentale.
Naturalmente vanno considerate le criticità proprie del "sistema Italia", tra le quali in particolare possiamo ricordare:
1) forte sbilanciamento tra PVC resina prodotta in Italia e quella importata,
2) limitati investimenti in ricerca e sviluppo oggi come negli anni pre-crisi,
3) scarsi investimenti in infrastrutture e lenta ripresa dell'attività edilizia,
4) un elevato costo dell'energia,
5) una molteplicità di piccole aziende che difficilmente sono disponibili ad alleanze per rafforzare la propria presenza sul mercato.
È stato valutato che, proprio a causa delle criticità intrinseche del sistema, il trend di crescita della trasformazione del PVC in Italia potrebbe essere inferiore a quello sopra stimato. Il confronto tra la crescita del PVC trasformato in Italia seguendo il trend europeo e la crescita se si tiene conto delle nostre criticità è di seguito indicativamente riportato:
Come migliorare le prospettive future della trasformazione del PVC in Italia
Valutato il trend di crescita della trasformazione del PVC nei prossimi anni, si è passato a definire quali azioni potrebbero essere attuate, da parte delle stesse aziende e dalle Autorità Pubbliche, affinché possa aumentare il trend di crescita e si possa ritornare al più presto ai livelli produttivi del 2007, e se possibile superarli, migliorando al contempo la competitività della filiera.
Cosa possono fare le aziende
Sicuramente sono prima di tutto le stesse aziende, singolarmente o in alleanza, che devono definire e mettere in atto azioni capaci di migliorare il proprio mercato e di creare prodotti sempre nuovi.
La applicazione del programma Vinyl 2010 e del protocollo "progettare il futuro" del PVC Forum Italia ed il Regolamento REACH ha già portato a modificare sostanzialmente non solo il PVC come resina ma anche, ed in particolare il PVC come prodotto finito. Oggi si può parlare di un "nuovo PVC" che vuole superare i punti di debolezza che il "vecchio PVC" poteva presentare.
Il cammino verso il nuovo PVC intrapreso ormai da tempo è dimostrato dai Marchi di sostenibilità e prestazionali definiti dal PVC Forum Italia ai cui criteri molte aziende associate al PVC Forum Italia hanno volontariamente aderito. L'adesione di molte imprese associate al PVC Forum Italia a questi Marchi volontari di sostenibilità e prestazionali può essere definito come un successo ma la limitata dimensione della maggior parte delle aziende della filiera, l' "incapacità" tipica italiana ad una progettualità comune, il fatto che tali Marchi non hanno un riconoscimento ufficiale da parte delle Istituzioni e che in momenti di crisi economica vengono preferiti prodotti meno costosi al di la dei vantaggi ambientali, prestazionali e sociali, rende difficile fare ulteriori passi in questa direzione.
L'importanza che l'adozione di Marchi Volontari potrebbe avere sull'immagine degli articoli di PVC prodotti in Italia e sulle loro prestazioni ambientali del PVC e quindi sulla crescita del mercato, viene confermato dal fatto che lo stesso programma VinylPlus della filiera europea considera e prevede la creazione di Marchi di prodotto coerenti con gli obiettivi di sostenibilità del programma stesso.
Vi deve essere una maggior consapevolezza da parte delle imprese che, se si vuole essere competitivi su un mercato "globale", devono"allearsi" e fare sinergia almeno, e in particolare, su innovazione dei processi e sullo sviluppo di nuovi prodotti. Alcuni passi in questa direzione cominciano ad intravvedersi ed è auspicabile che, una volta superata la diffidenza iniziale nei confronti di un proprio concorrente, alleanze sempre più strette e proficue possano svilupparsi anche con un aiuto reale delle Autorità preposte.
La filiera del PVC quindi deve ancor maggiormente sforzarsi nel:
1) utilizzare formulazioni esenti di additivi a rischio, come per esempio SVHC e metalli pesanti;
2) garantire la qualità dei manufatti immessi sul mercato anche attraverso controlli sulla rispondenza normativa;
3) sviluppare o partecipare a progetti di riciclo dei manufatti a fine vita, mettendo a punto nuove tecniche e nuovi processi di riciclo, certificare la propria sostenibilità ambientale, anche attraverso studi di LCA;
4) sviluppare nuove formulazioni a più basse emissioni in caso di combustione;
5) innovare i prodotti per occupare ulteriori e nuovi spazi di mercato;
6) promuovere e comunicare maggiormente i vantaggi del "nuovo PVC";
7) attuare sinergie (o alleanze) tra imprese per ridurre costi, per attuare progetti di ricerca e/o sviluppo innovativi, per promuovere il prodotto.
Cosa possono fare le Istituzioni
La competitività delle aziende di trasformazione e l'incoraggiamento per innovazione di prodotto e di sostenibilità passa anche attraverso le decisioni da parte delle Istituzioni locali e nazionali che devono perciò dare il loro contributo alla crescita della filiera di trasformazione, del PVC come di altri comparti produttivi, mettendo in campo tutti quelli strumenti finanziari e infrastrutturali necessari a dare una spinta positiva al mercato.
Abbiamo detto in precedenza che è naturalmente compito della filiera di trasformazione mettere in atto tutte quelle azioni che possono essere direttamente intraprese per aumentare la competitività sul mercato nazionale, europeo e internazionale, incluso lo sviluppo di nuovi prodotti. ma è altrettanto vero che in Italia tali imprese sono per lo più di piccole dimensioni. Da qui la necessità di supporti normativi che incentivino le aziende ad allearsi su obiettivi comuni per migliorare la propria posizione competitiva.
Integrare le norme attuali inserendo reali e significativi incentivi fiscali ed un più facile accesso al credito potrebbero spingere maggiormente le PMI a allearsi e a creare "reti d'impresa". Dato che le aziende di trasformazione sono disperse su tutto il territorio nazionale, e difficilmente regionalizzabili, è importante che l'accesso a fondi per l'innovazione per chi si allea o crea reti d'impresa avvenga per lo più a livello nazionale e non locale.
Le Istituzioni nazionali dovrebbero poi contribuire a ridurre i costi di produzione, in particolare per quanto riguarda i costi energetici, e a valorizzare le specificità delle PMI italiane supportando maggiormente le proposte di innovazione. Devono inoltre dare supporto a quei Marchi volontari che assicurano una gestione in sicurezza delle produzioni e degli addetti, e prodotti più sostenibili, creando così un sistema virtuoso per l'innovazione orientata ad una maggiore sostenibilità ambientale e per la competitività delle aziende e dei prodotti nazionali.
Si potrebbe inoltre allargare anche al PVC, utilizzato nel settore delle calzature, abbigliamento, pelletteria e arredamento, l'utilizzo del marchio Made in Italy come per i prodotti in pelle e tessili secondo la Legge 8 aprile 2010 , n. 55 riguardante "Disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri".
Inoltre, visto che circa il 50% dei prodotti in PVC sono utilizzati nel settore delle costruzioni, investimenti e incentivazioni nei settori dell'edilizia e delle infrastrutture costituirebbero un importante spinta allo sviluppo della filiera del PVC. In particolare, oltre a far partire le opere infrastrutturali già decise e finanziate, superando tutti i vincoli burocratici che le stanno bloccando, si ritiene di fondamentale importanza intervenire sul rinnovamento degli acquedotti e delle reti fognarie. Interventi di questa natura, utile per la filiera del PVC ma anche per altri materiali utilizzati nelle tubazioni, porterebbero ad un ritorno economico degli investimenti, dovuta alla riduzione delle perdite da tubazioni oramai obsolete. Uno studio effettuato da Althesys ha infatti stimato che il danno che la collettività subisce ogni anno a causa di tale inefficienza è pari a 3,9-5,2 miliardi di Euro, senza contare i danni ambientali generati dalla rete fognaria.
Di seguito sono elencati alcuni specifici contributi che le Istituzioni a livello locale e nazionale potrebbero dare:
1) far applicare quelle leggi nate per incentivare l'edilizia privata, predisporre e realizzare piani di edilizia pubblica e avviare realmente, compatibilmente con il bilancio dello Stato, le grandi opere a le infrastrutture previste;
2) mantenere ed incrementare le esistenti forme di incentivazione a favore degli interventi sul risparmio energetico;
3) varare un programma specifico per il rifacimento delle reti idriche e fognarie, la sostituzione di rete obsolete avrebbe negli anni un significativo e veloce ritorno degli investimenti necessari;
4) dare un riconoscimento nei capitolati di acquisto della Pubblica Amministrazione a prodotti che rispettano i criteri dei Marchi di sostenibilità e prestazionali del PVC Forum Italia che molte aziende hanno volontariamente sottoscritto;
5) inserire i manufatti in PVC tra gli articoli per pelletteria, abbigliamento, etc., che potrebbero fregiarsi del marchio del "Made in Italy";
6) incentivare attraverso la definizione di reali ed immediati vantaggi economici per le aziende che si uniscono in "rete", la creazione di "reti d'imprese" e/o di "alleanze tra PMI".
Le prospettive
Se le azioni di cui sopra fossero sostanzialmente attuate sia dalle aziende che dalle Istituzioni, si può ipotizzare un trend di crescita della trasformazione del PVC in Italia significativamente migliore di quello oggi ipotizzabile, così da poter ritornare al livello 2007 all'orizzonte 2015/2016, tornando a riavvicinarsi al milione di tonnellate di PVC polimero trasformato.
L'evoluzione stimata, confrontata con quella prevista senza mettere in atto le azioni proposte, è riportata nel seguente grafico:
Tutto questo avverrà naturalmente con un significativo corrispondente ed equivalente impatto positivo sulla forza lavoro diretta e indiretta e sul fatturato.
È evidente che se non si passerà a breve attraverso un aumento delle quantità di PVC trasformate sul territorio nazionale, molte delle attuali attività potrebbero essere costrette ad uscire dal mercato e i manufatti in PVC importati da altre nazioni, specialmente extraeuropee, con un impatto negativo sul PIL e sull'occupazione oltre che sulle garanzie per il consumatore.
Se invece le azioni prima suggerite verranno sostanzialmente attuate e le prospettive confermate, per le attività legate alla trasformazione primaria si può garantire non solo il mantenimento dell'attuale occupazione ma una crescita di almeno 5000 unità lavorative ed un fatturato ben superiore ai 5 miliardi di euro.
A cura di:
Ing. Carlo Ciotti (PVC Forum Italia)
Dott. Paolo Arcelli (Plastic Consult)
Dott. Andrea Lupo (Zelian)
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