Quercetti mette a segno una crescita del 19% sul mercato statunitense. E vende anche in Cina, producendo solo in Italia.
24 giugno 2013 05:34
A dispetto del luogo comune che vede i giovanissimi interessati solo a televisione e videogiochi, la torinese Quercetti riesce a crescere sui mercati internazionali esportando chiodini in plastica e piste per biglie, giochi educativi che sembrano sfidare il tempo.
La società, che vende all'estero oltre il 50% della sua produzione rigorosamente 100% made in Italy, ha registrato a maggio una crescita del 19% delle esportazioni negli Stati Uniti e si appresta a sbarcare su nuovi mercati.
"La vocazione all’export è nata insieme all’azienda, nel 1950 - commentano in Quercetti -. Il fondatore Alessandro Quercetti ha cominciato a guardare oltre i confini nazionali appena la società ha avuto dimensioni tali da consentirle di pensare ad esportare". "Oggi, come 60 anni fa, è la qualità a fare la differenza. La scelta di restare in Italia e puntare sul Paese è risultata vincente: la sensibilità del pubblico per il Made in Italy è forte ed anche all’estero è un fiore all’occhiello".
Alla guida dell'azienda torinese c'è la seconda generazione della famiglia: Amministratore delegato è Stefano Quercetti, recentemente nominato Presidente di Assogiocattoli, affiancato dai fratelli Andrea e Alberto.
Oltre che negli USA, Quercetti esporta in Spagna, Francia, Germania e Australia, per citare i mercati principali. Nella lista dei 50 e passa mercati di destinazione c'è anche la Cina, paese che concentra il 90% della produzione mondiale di giocattoli. "I punti di forza del Made in Italy by Quercetti rispetto ad un produttore cinese riguardano, oltre ovviamente l’affidabilità e la garanzia di qualità dei prodotti, la possibilità di dilazione dei pagamenti e la rapidità della consegna - spiega l'azienda -. Quest’ultimo aspetto soprattutto è un bel vantaggio per le imprese abituate ai 4 o 5 mesi di attesa dei produttori cinesi. Ciò permette ai distributori di poter effettuare più acquisti durante l’anno, senza doversi rifornire con grandi quantità con largo anticipo".
Sbarcare a Pechino non è stato facile per l’Azienda del chiodino che per farlo deve sottostare ad una serie di ispezioni che certifichino l’alta qualità dei prodotti, garantendo che vengano realizzati con materiali sicuri e senza l’utilizzo di lavoro minorile.
La storia del chiodino Quercetti merita di essere raccontata: il gioco, che consente di creare figure inserendo dei perni colorati in una tavoletta traforata, è stato inventato in Francia tra gli anni ‘40 e ’50. La prima edizione, presentata alla Fiera di Parigi del 1946 (dove ricevette anche un premio) con il nome Coloredo, aveva una tavoletta in cartone grigio traforata, un foglio, anch’esso traforato, di celluloide trasparente da usare insieme ai “disegni guida” e tanti “fiammiferi” con il fusto in legno e con la testa in ceralacca in 4 colori da infilare nella tavoletta.
Nel 1953 Quercetti rileva i diritti del gioco per l'Italia e qualche anno più tardi inizia a produrre i chiodini in materiale plastico, con la caratteristica forma a funghetto: testa semisferica e fusto a sezione quadrata, cui seguirà la tavoletta traforata prodotta industrialmente ed a costi competitivi. Con lo sviluppo di materiali e tecnologie di stampaggio, negli anni la qualità del chiodino migliora e vengono introdotti diversi diametri della testa (da 5, 10, 15, e 20 mm più il formato quadro) che abbandonano definitivamente il fusto a sezione quadrata per una più funzionale sezione tonda; anche la testa prende una nuova forma a cupola vuota all’interno, più leggera ed economica da produrre.
Oggi lo stabilimento torinese di Quercetti si estende su una superficie di 16.000 mq coperti, di cui 14.000 destinati ai reparti produttivi. In media vengono prodotti di 7.000 pezzi finiti al giorno con punte nei periodi di alta stagionalità di 15.000 unità.
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