12 giugno 2017 07:47
Oltre che nei campi da calcio, la gomma riciclata dai pneumatici fuori uso (PFU) inizia a trovare applicazione anche in altri settori, come per esempio l’equitazione.
Così, nel campo di lavoro esterno del centro ippico Happy Horse di Orvieto, la sabbia è stata sostituita con oltre 30.000 kg di granulo di gomma riciclata “nobilitato”, ossia rivestito di un pigmento acrilico colorato, in questo caso color marrone, che garantisce una maggior durata del materiale e lo preserva dagli agenti atmosferici. Sotto lo strato di granuli di gomma è stato realizzato un sottofondo con circa 2.500 piastre, che portano il totale di gomma riciclata impiegata nel centro a oltre 80.000 kg, una mole equivalente al peso di circa 12.000 pneumatici per autovettura.
TRE AZIENDE IMPEGNATE NEL PROGETTO. La gomma riciclata è stata fornita da due aziende partner del consorzio Ecopneus per la frantumazione dei PFU: la Steca di Monte Urano (FM) e la Tritogom di Cherasco (CN), mentre la realizzazione del campo di equitazione è stata curata da Promix.
Questo tipo di applicazione della gomma riciclata era già stata sperimentata in un centro equestre vicino Nantes, in Francia. L’adozione al contesto italiano è stata possibile grazie alla partnership tra Ecopneus, il principale responsabile della gestione dei PFU in Italia, e UISP l’Unione Italiana Sport Per tutti.
CAMPO DI STUDIO. Sul nuovo campo da lavoro di Orvieto un’equipe di ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Perugia, guidati dal Prof. Francesco Porciello, condurrà uno specifico progetto di ricerca volto a confermare i benefici già emersi nello studio condotto sul campo di Nantes nel ridurre l’insorgenza di patologie articolari e respiratorie nel cavallo.
“La collaborazione con Uisp ed Ecopneus si muove su due direzioni: l’apparato respiratorio e le patologie ortopediche del cavallo - spiega Fabrizio Rueca, del dipartimento Medicina Veterinaria Università Perugia e responsabile degli studi sulle problematiche respiratorie -. Lo studio prevede campionamenti ambientali effettuati dall’Istituto di medicina del lavoro, attraverso rilevatori di polveri posti sugli istruttori, sui cavalieri e nell’ambiente. La parte veterinaria, invece, prevede l’esecuzione di endoscopie dell’apparato respiratorio con lavaggio bronchiolo-alveolare per la ricerca di segni di infiammazione cronica. I cristalli di silicio presenti nella sabbia possono, infatti, dare luogo a patologie respiratorie croniche, le silicosi, che sono state descritte sia nell’uomo sia nel cavallo”.
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