22 gennaio 2019 18:18
In vista dell'ormai prossima - e inevitabile - approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva che limita l’utilizzo di articoli monouso in plastica (il testo ha ricevuto oggi il via libera della Commissione ambiente e sarà votato a fine marzo in plenaria), Pro.mo - il gruppo che in Unioplast rappresenta i produttori italiani di questi manufatti - ha diffuso una nota che, se da un lato apre alla collaborazione con i produttori di bioplastiche, dall’altro respinge l’interpretazione che i prodotti in plastica compostabile possano essere esentati da divieti e limitazioni nell'utilizzo.
A RISCHIO 3.000 POSTI DI LAVORO. Pro.mo mantiene una posizione critica sulla proposta di Direttiva evidenziando come "ad un intento di fondo apprezzabile, corrisponda una proposta che si fonda su dati discutibili se non errati”, ritenendo che il pacchetto non raggiungerà gli obiettivi previsti, poiché le "misure draconiane sono rivolte soprattutto a consumi marginali, quantitativamente e territorialmente”. In compenso mette a repentaglio "la sopravvivenza stessa di un comparto produttivo italiano leader in Europa, che occupa quasi 3.000 persone a contare i soli dipendenti diretti".
NON CI SONO BUONI E CATTIVI. Rispondendo alla dichiarazione fatta ieri da Assobioplastiche (leggi articolo), Pro.mo non concorda sulla distinzione fra ‘buoni' (i prodotti in bioplastica) e ‘cattivi' (quelli in plastica tradizionale): “anzi - si legge nella nota - a leggere le definizioni date dal documento, entrambi i materiali (e relativi prodotti) risultano sotto tiro e, nel caso specifico di piatti e posate, messi al bando".
L’associazione dei produttori di articoli monouso in plastica vuole però evitare polemiche e puntare invece l’attenzione sul “decreto Salvamare” in fase di definizione al Ministero dell’Ambiente, che potrebbe addirittura anticipare al 2020 la messa al bando di alcuni prodotti, e sull’ultima Legge di bilancio che al comma, l’802 "pur in modo sintetico delinea una coraggiosa 'via italiana' alla sostenibilità delle stoviglie monouso, in plastica o bioplastica: una risposta concreta - questa sì efficace - al problema della dispersione dei rifiuti plastici".
UNA VIA ITALIANA. L’articolo prevede, da un lato, la crescita, opportunamente controllata, del riciclo delle stoviglie in plastica tradizionale, e dall’altro il progressivo inserimento, da subito, di prodotti in bioplastica di cui parimenti si verifichi oggettivamente la sostenibilità. Fino a giungere ad uno scenario, previsto per il 2023, in cui plastiche da fonte non fossile, disponibili in quantità ragionevoli, possano sostituire quelle tradizionali. Pro.mo ritiene che una scadenza al 2025, anno di riferimento per quasi tutte le misure previste dall’Europa in tema di economia circolare, sarebbe stata più opportuna, ma i produttori di stoviglie in plastica sono comunque pronti a fare la loro parte con l’informazione sul corretto uso ed eventuale riuso (dopo lavaggio) dei loro prodotti; investendo nell'eco-design di prodotto e di processo e collaborando all’elaborazione di studi LCA sulle prestazioni ambientali dei prodotti.
FRONTE COMUNE CON LE BIOPLASTICHE. “Siamo disponibili persino a superare - se i fatti lo confermano - lo studio LCA a suo tempo commissionato dalla stessa ProMo, che testimonia tutt’ora come le stoviglie monouso in plastica non siano affatto quei mostri nemici dell’ambiente che molti dipingono. Nessun problema quindi a collaborare con i produttori di bioplastica: siamo convinti che già oggi non ci siano prodotti buoni o cattivi, e che quella che obiettivamente è una minaccia possa diventare una opportunità per l’industria italiana, basta che il percorso sia fatto nei tempi e nei modi giusti".
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