27 aprile 2021 15:30
Sui prodotti post utilizzo in EPS o polistirene espanso - comunemente chiamato polistirolo - spesso sorgono ancora dei dubbi riguardo alla loro riciclabilità e corretta destinazione al momento del riciclo.
In realtà l’EPS possiede una carta d’identità di prodotto semplice e comprensibile, che fa sì che i manufatti realizzati con questo materiale dopo l’uso possano essere facilmente identificati e raccolti per avere diversi sbocchi di riciclo. Il numero identificativo per l’EPS è il 6, comunemente indicato all’interno del simbolo del riciclo “Ciclo di Mobius”, pratica che facilita l’individuazione del materiale ai fini della raccolta, del riutilizzo e del recupero.
Il polistirolo può essere riciclato al 100% attraverso diversi processi, diventando anche nuova materia prima che trova mille impieghi in svariati nuovi prodotti in polistirene espanso e così all’infinito. L’EPS di seconda vita può infatti essere riutilizzato come “carica” nella produzione di nuovi articoli in polistirolo.
In pratica, i rifiuti in EPS derivanti da prodotti post uso del settore imballaggio o dell’edilizia vengono sottoposti a frantumazione e macinazione da parte di aziende autorizzate alle attività di recupero e riciclo, dando origine ad una materia prima seconda (MPS) che può essere poi utilizzata e mescolata ad EPS vergine per ottenere nuovi imballi o elementi per edilizia - per esempio blocchi e lastre per l’isolamento termico contenente percentuali variabili di EPS riciclato, secondo i parametri definiti dai CAM Edilizia.
Questo processo rispetta le norme vigenti. I rifiuti in EPS devono essere gestiti e presi in carico da una azienda autorizzata per il trasporto dei rifiuti e le attività di riciclo. Al rifiuto viene attribuito un codice CER (acronimo di Catalogo Europeo dei Rifiuti) volto ad identificarlo secondo la norma europea, in base alla provenienza ed al processo produttivo a cui è stato sottoposto.
Le imprese che gestiscono i rifiuti di materie plastiche e che operano una prima trasformazione, ad esempio, macinazione e frantumazione, pongono sul mercato la materia prima seconda (MPS) - dichiarandola quindi non più rifiuto in base alla UNI 10667 - in quanto rappresenta una materia prima di riciclo per realizzare nuovi manufatti.
Un esempio pratico di come ciò avvenga è rappresentato dal circuito di riciclo delle seminiere, che illustriamo con il diagramma di flusso seguente.
Si consideri un’azienda orto florovivaistica che deve smaltire seminiere in EPS impiegati per il trasporto in serra o in pieno campo di piantine da trapianto di prodotti orto-floro-frutticoli. I manufatti citati rappresentano degli imballi post-uso, a cui viene assegnato il codice CER 15.01.02 (imballaggi di plastica).
Questi imballi post-uso possono essere avviati a smaltimento o ad attività di recupero. In questo ultimo caso le seminiere da riciclare vengono conferite a un’azienda autorizzata per l’attività di riciclo. L’impianto di riciclo autorizzato permette di ottenere una materia prima seconda conforme alle Uniplast 10667 a partire da un rifiuto.
Alla MPS così ottenuta non si applica più il regime dei rifiuti in quanto rappresenta una materia prima di riciclo per realizzare nuovi manufatti.
Nota: l’azienda produttrice di manufatti in EPS e l’azienda di riciclo possono coincidere nel caso in cui sia stata richiesta e ottenuta apposita autorizzazione all’attività di recupero (l’ente competente in materia è la Provincia).
A cura di:
AIPE – Associazione Italiana Polistirene Espanso
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