Il gruppo chimico statunitense
Eastman ha avviato uno studio di fattibilità sul
riciclo in circuito chiuso (
closed-loop) delle
plastiche miste provenienti dalle
auto destinate a demolizione, coinvolgendo nel progetto il riciclatore
Padnos e la società di ricerca United States Council for Automotive Research (
Uscar), attraverso la controllata United States Automotive Materials Partnership (
Usamp).
Il materiale da recuperare è il cosiddetto
fluff, residuo di rottamazione frantumato, una miscela di plastiche e tessuti che non entra nei tradizionali circuiti di riciclo meccanico e che rappresenta tra il 10 e il 20 percento dei rifiuti da demolizione, generalmente destinato a
discarica o
termovalorizzazione.
L'obiettivo del progetto, della durata di 12 mesi, è sperimentare, per questa frazione ricca di materiale plastico, il
riciclo chimico mediante la tecnologia
CRT (Carbon Renewal Technology) sviluppata da
Eastman, ottenendo feedstock destinati ad essere reimpiegati nella produzione di polimeri per il settore automotive.
"Le nostre tecnologie di riciclo molecolare consentono già di recuperare rifiuti plastici complessi su scala commerciale, ma le tecnologie da sole non portano all'economia circolare: occorre il lavoro congiunto, lungo la filiera, di più attori determinati a fornire soluzioni sostenibili - commenta
Steve Crawford, vice presidente esecutivo e Chief technology, and sustainability officer di Eastman -. Ecco perché questo progetto è così entusiasmante. Le aziende associate a Uscar -
Ford,
General Motors e
Stellantis - stanno accelerando nel loro approccio alla progettazione di soluzioni di fine vita più sostenibili e questo progetto può essere un
catalizzatore per la circolarità all'interno del settore automobilistico".
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