31 maggio 2023 08:49
In questi giorni a Parigi si sta cercando un accordo per un trattato mondiale contro l’inquinamento da plastica (leggi articolo), con due grandi fronti contrapposti: da un lato c'è chi chiede di "chiudere i rubinetti" della produzione come unico strumento per ridurre la dispersione nell'ambiente, attraverso misure sempre più restrittive sull'uso e consumo. Dall'altro c'è chi vuole affrontare il problema potenziando raccolta e riciclo dei rifiuti plastici.
Sul primo fronte ci sono gli ambientalisti, ma anche alcuni governi riuniti nella High Ambition Coalition to End Plastic Pollution (tra cui la UE, ma non l'Italia che su questo punto non prende posizione).
Dall'altra parte della barricata, con posizioni più realistiche e non scevre da interessi, governi come Stati Uniti e Arabia Saudita e l'intera filiera delle materie plastiche.
A riassumere quest'ultima posizione è PlasticsEurope, associazione dei produttori europei di materie plastiche, che sostiene i lavori del Comitato intergovernativo di negoziato INC-2, ammettendo che i rifiuti sono un problema da affrontare, caldeggiando però un accordo basato sulla circolarità piuttosto che su divieti e restrizioni.
In altre parole, le misure da adottare dovrebbero essere rivolte alla riduzione dei rifiuti in plastica, piuttosto che della plastica tout court.
"Poniamo un forte focus sulla transizione alla circolarità - afferma Virginia Janssens, direttore di Plastics Europe (nella foto) -: è la leva più veloce ed economica per accelerare il passaggio verso un sistema sostenibile per la plastica. Migliorerà lo sviluppo economico e creerà posti di lavoro, soprattutto nel Sud del mondo”.
PlasticsEurope sottolinea l'impegno e gli investimenti profusi in questi anni anni dai produttori di materie plastiche per creare un sistema circolare in cui tutte le applicazioni in plastica possano essere riutilizzate, riciclate e gestite in modo responsabile durante e dopo l'uso, riducendo al contempo le emissioni di gas serra. Anche intraprendendo una riorganizzazione di vasta portata della loro base produttiva e tecnologica.
“Dobbiamo affrontare la realtà che circa 3 miliardi di persone non hanno accesso alla gestione dei rifiuti a livello basico - afferma Janssens -. Garantire un accesso universale alla gestione dei rifiuti richiede massicci investimenti nelle infrastrutture di raccolta, selezione e riciclo a livello globale e deve essere una priorità assoluta se vogliamo raggiungere l'obiettivo del 2040".
Secondo PlasticsEurope, le diversità che esistono a livello regionale e nazionale rendono vano un approccio politico monolitico al problema. Bisogna invece puntare sulla flessibilità, prevedendo interventi politici e quadri normativi differenziati. "Questo è il motivo per cui sosteniamo una serie di misure, criteri e linee guida globali, che siano però adattabili alle diverse condizioni nazionali e regionali", dichiara Janssens.
Plastics Europe ritiene che i governi dovrebbero elaborare piani d'azione che includano obiettivi nazionali per la riduzione dei rifiuti di plastica e l'aumento dell'uso di contenuto riciclato, oltre all'azzeramento delle dispersioni dei granuli in ambiente.
I negoziatori - aggiunge PlasticsEurope - dovrebbero prendere decisioni informate, basate su solide basi scientifiche e una valutazione dell'intero ciclo di vita delle alternative, per evitare conseguenze ambientali e socio-economiche negative causate da "divieti arbitrari e sostituzioni apparentemente attraenti".
I produttori di plastiche sono altresì consci della portata, complessità e costi di questa transizione: "Molte soluzioni devono essere implementate contemporaneamente, compreso il riciclo meccanico e chimico, e dobbiamo trovare modi migliori per incentivare e finanziare gli investimenti e l'innovazione - afferma PlasticsEuropea -. Questo è il motivo per cui speriamo di vedere reali progressi sui meccanismi di finanziamento sostenibile necessari per accelerare la transizione alla circolarità".
Vedi anche: Posizione PlasticsEurope trattato mondiale contro l’inquinamento da plastica
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