Le affermazioni che una bottiglia PET sia "
100% riciclabile" o "
100% riciclata" non sono piaciute all'organizzazione per la difesa dei consumatori
BEUC (Bureau Européen des Unions de Consommateurs) e alle due associazioni ambientaliste
ClientEarth e
ECOS (Environmental Coalition on Standards), che - per questa ragione - hanno accusato di
greenwashing presso la Commissione europea i colossi del beverage
Coca-Cola,
Danone e
Nestle.
Nell'esposto presentato a Bruxelles si legge che queste dichiarazioni, "spesso rafforzate da immagini verdi e slogan ambientali generici, potrebbero
indurre i
consumatori a considerare le bottiglie
monouso una
scelta sostenibile”.
In sostanza, non si entra nel merito della veridicità delle singole affermazioni, ma si contesta l'
efficacia del riciclo delle bottiglie come strumento per la tutela dell'ambiente, con un approccio vagamente
ideologico. "Le prove dimostrano che
non esiste una
plastica veramente circolare e che il riciclo non può risolvere la crescente
crisi della plastica - afferma in una nota BEUC -. Il processo degrada continuamente le proprietà della plastica, rendendo impossibile un riciclo infinito. Infatti, solo il
9% della
plastica prodotta è stata
riciclata e si prevede che la produzione triplicherà entro il 2060".
Secondo
Rosa Pritchard, legale specializzata in temi ambientali presso
ClientEarth: “In Europa, le bottiglie d’acqua in plastica non vengono riciclate più e più volte per diventare nuove bottiglie. Un tasso di
riciclo del
100% non è tecnicamente possibile e, solo perché le bottiglie sono realizzate con plastica riciclata, non significa che non danneggino le persone e il pianeta".
Secondo le tre associazioni, l'effettiva riciclabilità di una bottiglia in plastica è determinata dalle
infrastrutture locali nel momento in cui entra nel sistema di gestione dei rifiuti e non dalla bottiglia stessa. Nella UE - sostengono - il
tasso di riciclo delle
bottiglie si attesta intorno al
50% e solo il
30% circa del materiale viene riutilizzato per produrre nuove bottiglie. "Il resto finisce in altri prodotti, come i
tessili, che sono generalmente non riciclabili e hanno maggiori probabilità di finire in discarica o in un inceneritore, causando inquinamento e contribuendo al cambiamento climatico".
Si contesta, inoltre, che vengano considerate le parti del packaging che non sono realizzate con plastica riciclata - come le
chiusure e le
etichette, - e la potenziale aggiunta di contenuto vergine in produzione.
Si ammette solo che il
riciclo è
meno dannoso di altre forme di smaltimento, come l'incenerimento o la discarica, ma - secondo i firmatari dell'esposto alla Commissione - le aziende non dovrebbero considerare il riciclo come una "
soluzione miracolosa alla crisi della plastica", ma concentrare invece gli sforzi sulla
riduzione alla fonte dell'utilizzo di
materiali plastici.
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