13 novembre 2023 08:53
Si aprono oggi a Nairobi, in Kenia, i lavori del terzo incontro sul Trattato mondiale contro l’inquinamento da plastiche, giuridicamente vincolante, da concordare entro il 2024 sotto l'egida del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP). I delegati, in rappresentanza di 175 Paesi, questa volta partiranno da un documento redatto nei mesi scorsi, la cosiddetta "bozza zero" (zero draft), che servirà come base di discussione (leggi articolo).
Il documento riassume tutte le opzioni presentate nelle due riunioni precedenti sui principali temi legati all'inquinamento da plastiche, dall'ecodesign alla riduzione dei consumi, dalla presenza di sostanze chimiche problematiche alla responsabilità estesa del produttore. Manca però l'accordo su alcuni aspetti fondamentali del Trattato, come l'autonomia da lasciare ai singoli paesi firmatari su target e strumenti di intervento.
Gli osservatori ritengono che questa sessione, la terza di cinque, imprimerà un'accelerazione sulla messa a punto del documento finale, sempre che si trovi un'accordo di massima sui punti essenziali. L'obiettivo è passare da una discussione generica e procedurale, che ha caratterizzato le prime due riunioni, al dettaglio sui singoli punti. I prossimi incontri si terranno in Canada in aprile del 2024 prossimo e, ultimo in programma, in Corea del Sud entro la fine dello stesso anno.
I rappresentanti della filiera della plastica, che partecipano alle trattative insieme alle associazioni ambientaliste, puntano a un accordo che privilegi le politiche di contenimento della dispersione dei rifiuti e la circolarità, piuttosto che stringenti limitazioni alla produzione e consumo di materie plastiche.
"Accogliamo con favore la 'bozza zero' dell’UNEP come primo passo - afferma la Managing director di Plastics Europe, Virginia Janssens (nella foto) -. L’accordo dovrebbe contenere misure e criteri sia obbligatori che volontari e responsabilizzare tutte le parti coinvolte. Deve anche trovare il giusto equilibrio tra obblighi globali e misure nazionali. Un approccio unico e universale alla politica e alla regolamentazione non può funzionare".
Janssens sostiene che nella 'zero draft' non è stata posta adeguata enfasi sulla circolarità, mentre sono stati redatti elenchi negativi e previsti divieti su specifici polimeri o sostanze considerate problematiche, senza considerare le applicazioni e le potenziali alternative.
Non è un caso che, di recente, PlasticsEurope - che rappresenta i produttori europei di materie plastiche - abbia pubblicato la sua roadmap verso la sostenibilità (“Plastics Transition”, leggi articolo), che contiene obiettivi chiari: ridurre le emissioni di gas serra nel settore del 28% entro il 2030 per azzerarle entro il 2050. Coprire il 25% de consumi europei di plastica con materiale riciclato entro il 2030 per arrivare al 65% entro il 2050. Con un costo stimato, tra investimenti e oneri, intorno a 235 miliardi di euro.
Non mancano posizioni più radicali, a partire da quella del segretario generale dell'International Negotiating Committee (INC-3) che presiede i lavori, Jyoti Mathur-Filipp. "Dobbiamo ridurre la quantità di plastica prodotta ed eliminare i prodotti in plastica monouso e di breve durata - afferma in un'intervista pubblicata sul sito dell'UNEP (leggi) -. Dobbiamo anche trasformare la nostra 'economia usa e getta' in un’economia del riuso, dove riutilizzare i prodotti di plastica abbia più senso dal punto di vista economico che buttarli via". "È importante - aggiunge - passare a sostituti non plastici e ad alternative alla plastica che non abbiano il potenziale di impatti ambientali e sociali negativi. Tutto questo deve venire prima del riciclo, che affronta solo la fine della vita della plastica piuttosto che la causa principale dell’inquinamento".
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