29 febbraio 2024 11:34

La partita sul riciclo chimico in Europa si gioca sul terreno del bilancio di massa, ovvero sul sistema di allocazione dei feedstock prevenienti da recupero chimico nel processo petrolchimico che porta alla produzione di plastiche e, scendendo ancora, ai prodotti finiti.
Questo perché alcuni feedstock da riciclo chimico - come l'olio di pirolisi - vengono introdotti insieme a materie prime fossili (gas o nafta) all'inizio del processo che porta alla sintesi di polimeri o altri intermedi chimici, senza che si possano in seguito distinguere (segregare).

Con il bilancio di massa, si decide di allocare in modo più o meno arbitrario queste "materie prime" circolari ai prodotti, utilizzando un tracciamento certificato che dovrebbe evitare le frodi, ovvero l'allocazione di un volume di feedstock superiore a quello effettivamente introdotto all'inizio del processo.

Il tema è di attualità perché attraverso il bilancio di massa con catena di custodia (ovvero tracciato) il "riciclato chimico" potrebbe essere ammesso come complemento a quello meccanico per soddisfare i requisiti imposti da normative come la direttiva sugli articoli monouso o il nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio. In sostanza si vorrebbe poter conteggiare la resina contenente riciclato attribuito mediante bilancio di massa negli obiettivi di contenuto di riciclato, oggi limitato a quello proveniente da riciclo meccanico.

Nel caso della Direttiva SUP, è attualmente in discussione a Bruxelles una bozza di regolamentazione sul calcolo, la verifica e la reportistica del contenuto di plastica riciclata nelle bottiglie monouso (scaricabile QUI), che dedica un articolo proprio al bilancio di massa. Segno che il riciclo chimico con catena di custodia potrebbe effettivamente diventare una delle fonti di approvvigionamento per il materiale rigenerato da utilizzare in bottiglie e chiusure (25% di rPET dal 2025 e 30% entro il 2030).

Resta aperta la discussione sul metodo di calcolo da applicare, fermo restando che - almeno nella bozza in discussione - viene consentito solo quello a livello di sito produttivo e per un periodo temporale definito (tre mesi). Le alternative in campo sono il cosiddetto "fuel-exempt", che piace all'industria e il più restrittivo "polymer-only” propugnato dalle associazioni ambientaliste. Quest'ultimo obbliga a considerare solo i feedstock recuperati per via chimica partendo da rifiuti plastici e non da altri rifiuti o sottoprodotti.
Nel caso del "fuel-exempt" - previsto nella bozza all'attenzione della Commissione - dai feedstock ottenuti va sottratta solo la percentuale di energia utilizzata nel processo e i sottoprodotti residuali, ma non ci sono limiti sulle fonti.

Gli ambientalisti chiedono, inoltre, di consentire l'approccio con bilancio di massa solo come ultima risorsa, quando altri modelli come la segregazione o la miscelazione controllata non consentono di massimizzare i vantaggi del riciclo, come nel caso di rifiuti plastici non recuperabili per via meccanica.

La partita è aperta. La bozza, una volta limata, sarà probabilmente messa in consultazione pubblica per poi passare all'esame del Parlamento europeo, forse già prima della scadenza dell'attuale legislatura.

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