Anche due imprenditori trevigiani del settore plastica coinvolti nell'operazione Carlos della Guardia di Finanza.
11 giugno 2012 06:47
La Guardia di Finanza di Vercelli ha scoperto una frode fiscale internazionale da cento milioni di euro che ha portato all'arresto di sette persone, tra cui cinque imprenditori e due commercialisti, nonché al sequestro di società, immobili, opere d'arte, autoveicoli e conti correnti per un valore di 15 milioni di euro. Nell'inchiesta sono coinvolte una cinquantina di aziende e oltre 40 persone.
Tra i sette arrestati nell'ambito dell'Operazione Carlos, anche due noti imprenditori della provincia di Treviso, titolari di aziende che producono e distribuiscono shopper in plastica, accusati insieme ai complici di associazione a delinquere finalizzata all'emissione, all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, all'evasione dell'IVA ed al riciclaggio. E' invece sfuggito alla cattura, perché si trovava all'estero, un imprenditore residente nel bresciano, "braccio operativo" in Romania.
Le indagini sono iniziate nel mese di gennaio, a seguito di segnalazioni di operazioni bancarie sospette nei confronti alcune aziende vercellesi attive nel settore della lavorazione e commercio di carta e cartoni. I finanzieri hanno individuato alcuni personaggi sospettati di far parte, a vario titolo, di un'organizzazione criminale che ha realizzato, negli ultimi 5 anni, un intricato artifizio documentale al fine di evadere le imposte attraverso l'emissione e l'utilizzazione di fatture false, l'interposizione tra aziende italiane cedenti ed acquirenti, società estere comunitarie e cartiere nazionali, beneficiando illecitamente del particolare regime di non imponibilità vigente in ambito intracomunitario.
Il meccanismo è quello ormai collaudato delle operazioni carosello: le società acquistavano, sulla carta, merce da numerose aziende italiane in esenzione Iva, dichiarando ai fornitori che la "merce" sarebbe stata esportata all'estero. Il passaggio sempre "cartolare" della merce, che in realtà non veniva esportata, verso le aziende estere, ubicate in Slovenia e Romania avveniva con la complicità di alcune aziende di trasporto e di un commercialista compiacente, che a loro volta producevano tutto il carteggio fiscale e doganale per attestare i fittizi trasporti ed i successivi pagamenti. La merce, sempre sulla carta, rientrava in Italia consegnata ad aziende "evasori totali" in esenzione di Iva per essere poi rivenduta, questa volta "ivata", ad alcune aziende vercellesi che potevano così vantare un illecito credito d'imposta verso l'Erario.
A capo dell'organizzazione c'era un faccendiere milanese a cui sono stati sequestrati immobili, opere d'arte e conti correnti per svariati milioni di euro.
Oltre ai sette arrestati sarebbero coinvolte nelle indagini, ancora in corso, una cinquantina di aziende con sede in tutta Italia: perquisizioni sono state infatti condotte in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo, Puglia e Sicilia.
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