Scoperta dalla Guardia di Finanza una maxi frode fiscale internazionale nel commercio di plastiche e cellulosa.
6 ottobre 2012 06:23
Dopo tre anni e mezzo di indagini e verifiche fiscali, i finanzieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno scoperto una maxifrode internazionale che coinvolge 17 società con sede legale all'estero che hanno commercializzato nel nostro paese materie plastiche e cellulosa per un valore di 560 milioni di euro senza versare l'Iva, con un danno per l'erario di 112 milioni.
Le società estere scoperte dalle Fiamme gialle sono tutte comunitarie: 3 a Cipro e altrettante in Francia, ben 9 in Gran Bretagna, 1 in Irlanda e in Spagna. I reati, commessi tra il 2004 ed il 2008 da nove cittadini europei, tra cui un italiano residente all'estero, sono omessa presentazione della dichiarazione Iva, infedeltà della dichiarazione Iva, occultamento o distruzione dei documenti contabili.
L'operazione 999 prende il nome dallo speciale codice che contraddistingue le partite Iva che consentono alle società estere di fatturare le operazioni commerciali effettuate nel nostro paese senza il tramite di un rappresentante fiscale nazionale. Le società indagate, pur compiendo transazioni commerciali in Italia e facendosi pagare l'Iva dai clienti, hanno perlopiù disatteso qualsiasi obbligo fiscale: tenuta dei registri e delle fatture emesse, presentazione della dichiarazione Iva , versamenti d'imposta. In altri casi, le società coinvolte, contemporaneamente titolari di partite Iva attribuite da altri Paesi comunitari, hanno veicolato le transazioni effettuate nel nostro paese sulle partite IVA estere. In un caso, una società formalmente domiciliata in Irlanda ma operante stabilmente in Italia, ha sottratto all'imposizione diretta (Ires e Irap) una base imponibile di oltre 62 milioni di euro.
Nel corso delle indagini sono stati eseguiti sequestri per un valore di 4 milioni di euro e segnalati all'Agenzia delle Entrate ben o da poter sottoporre a sequestro amministrativo per ulteriori 80 milioni di euro.
Il meccanismo della frode sfruttava il "reverse charge": la società A, dopo aver emesso fattura a B con addebito di Iva, si rende irreperibile e non versa l’imposta, causando così il primo danno all'erario. Non solo: la societa? B, facendo spesso finta di ignorare il comportamento illecito di A, chiede il rimborso dell’Iva al fisco, riuscendovi in molti casi. Un meccanismo che è stato depotenziato con il D.Lgs. 11 febbraio 2010 n. 18 e con le direttive comunitarie in materia di territorialità dell'Iva (2008/08/CE, 2008/9/CE e 2008/117/CE), che estendono anche ai soggetti non residenti (seppur identificati ai fini Iva nel nostro paese) il particolare regime del reverse charge. Ciò preclude di fatto, alle società estere, la possibilità di evadere l'Iva sulle operazioni attive effettuate in Italia.
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