Confindustria e Federchimica intravvedono un inizio di ripresa, ma non mancano le incognite.
12 settembre 2013 06:35
Più che di fine della recessione, si dovrebbe parlare di inizio di una ripresa, considerato il gap da recuperare rispetto ai livelli pre-crisi in termini di prodotto lordo, produzione industriale e livelli occupazionali. Una lenta convalescenza dopo una malattia acuta e forse cronica.
L'inversione di segno, che dovrebbe evidenziarsi già entro fine anno, è stata anticipata in agosto da Federchimica e confermata ieri anche dal Centro Studi di Confindustria. Anche se, va detto, sono numerose le incognite che pesano sulla fragile ripresa italiana: fattori sia interni (in primis la crisi politica), che esterni (tensioni in Medio Oriente, costi delle materie prime, domanda mondiale).
Le stime Confindustria indicano una variazione nulla del PIL nel terzo trimestre, punto di svolta che interrompe la serie negativa durata ben due anni; poi una lenta ripresa, con tassi di crescita medi dello 0,2% ogni tre mesi. Il 2013 si chiuderà con una flessione del prodotto interno lordo del -1,6% (rivista dal -1,9% della previsione precedente), ma il 2014 dovrebbe registrare una variazione positiva dello 0,7%, anche se i livelli resteranno sotto del 7,8% rispetto al 2007.
La domanda interna dovrebbe mostrare nel 2014 una lieve crescita (+0,3%, ma ancora sotto del 12% rispetto ai livelli pre-crisi); cambio di segno anche per gli investimenti (comprese le costruzioni), dal -5,4% del 2013 al +1,2% del 2014, ma con un divario rispetto al 2007 che Confindustria definisce "siderale": -26,1%. Confermata la tenuta delle esportazioni, che cresceranno quest'anno del +1,4% e del +2,9% nel 2014.
Indicazioni ottimistiche vengono anche da Federchimica, che prevede una contrazione dei volumi produttivi del -2,2% quest'anno, ma una crescita dell'1,3% nel prossimo, guidata dal parziale recupero della domanda interna (+0,9%) e dal rafforzamento dell’export (+2,5%); risultati determinati in larga parte da una domanda mondiale di chimica che si prospetta più vivace (+4,5% dopo il +3,5% di quest'anno) e dal ritorno alla crescita anche a livello europeo (+1,5%). La chimica europea chiudera? infatti il 2013 con una contrazione dei volumi produttivi del -1% dopo il -1,5% dello scorso anno.
Sebbene la chimica italiana abbia retto meglio la crisi rispetto ad altri comparti manifatturieri, la "Grande Recessione" non e? stata indolore, rileva Federchimica: la produzione si colloca attualmente su livelli inferiori al 2007 del 18% in volume e del 6% in valore. Si stima inoltre che circa un terzo di tale calo sia strutturale, cioe? legato alla chiusura di alcune produzioni in Italia e alla razionalizzazione del portafoglio prodotti per privilegiare quelli a più elevato contenuto tecnologico, caratterizzati da volumi più contenuti ma maggiore valore unitario. Il che, a conti fatti, potrebbe non essere un male.
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